Vincitore del premio Oscar come miglior sceneggiatura originale (ma era candidato anche in altri campi fra cui miglior film straniero) il film “Anatomia di una caduta” è un thriller legale che racconta del suicidio (o omicidio?) del marito di una nota scrittrice. La trama è esattamente questa: si assiste al processo che deve determinare la colpevolezza (o no) della moglie con testimonianze, uso dei flashback e la presenza dell’unico figlio della coppia che è ipovedente.
Ora: il film è bello, vale la pena vederlo e l’oscar ricevuto è meritato, però… Avete mai sentito parlare della finestra di Overton?
Overton era un sociologo e pose delle basi su una teoria di Ingegneria sociale che sostiene (ovviamente detto in modo semplicistico) che, grazie ad alcuni fattori delle situazioni possono passare da “inconcepibili” a “legalizzate”. Tali fattori sono di norma determinati da decisioni politiche o da un uso dei media (cioè di giornali, film e - nei nostri giorni – ai social). Mi piacerebbe (molto) che questo articolo potesse essere fonte di discussione (o di critiche, perché no?) e quindi (come sempre) vi invito a far sentire le vostre voci tramite la nostra mail ma, nel frattempo, permettetemi una riflessione. I film, le serie tv hanno influenzato, lo fanno anche tuttora, la società, modificando anche, a volte in modo subdolo, i comportamenti. Si pensi ai vari articoli sugli inserti subliminali, sulle pubblicità occulte fino ai modi di dire che diventano un linguaggio comune.
Per citare un film famoso che ha dato inizio al dibattito sul divorzio: “Kramer contro Kramer”. Oppure quello che ha presentato al mondo la malattia più temuta e il mondo omosessuale: “Philadelphia”. Cito quelli che mi hanno colpito, ma ce ne sono altri. Oggi vediamo il proliferare di film e serie tv che parlano della difficoltà della coppia: “Past Lives” (devo ancora vederlo, ho letto le recensioni e mi sono fatto una idea); “One Day” (sia il film ma soprattutto la serie TV); “Normal People”, “Fleishman a pezzi”, “Un colpo di fortuna”.
Quest’ultimo, diretto da Woody Allen, è ancora più insidioso: è la storia di una donna americana sposata con un francese un po' antipatico (e il film non te lo fa piacere fin dall’inizio...) che incontra un suo vecchio spasimante e finiscono per diventare amanti. Per una serie di motivazioni (che non posso dire altrimenti spoilero il film 😊) ti trovi a patteggiare per la moglie che non ha il coraggio di prendere decisioni e si lascia guidare solo dai momenti di passione e lo spettatore esce dalla sala giustificando tali scelte.
I 14 episodi della serie “One Day” (uno per anno) catturano Dexter e Emma nel loro peregrinare tra diverse città d’Europa, insieme o da soli. I continui incontri e rimandi di una notte passata insieme 15 anni prima riveleranno la vera natura della loro relazione, quel legame profondo che ne ha riempito le esistenze. Al quale, però, hanno rinunciato per seguire il loro ideale, a mio avviso rifiutando la bellezza dello stare insieme.
Nel film di cui stiamo parlando, “Anatomia di una caduta”, assistiamo al resoconto pubblico di questa coppia, con evidenti difficoltà nelle relazioni, dovute ai casi della vita, a decisioni non condivise e tanto altro. E credo che più di qualche coppia si possa ritrovare in alcune situazioni simili. Durante il processo si assiste ad una vera e propria vivisezione del rapporto di coppia, cercando di dimostrare la colpevolezza della moglie e le sue mancanze.
MI sono chiesto: la caduta del titolo è la caduta del marito (si nota anche dalla locandina del film) o è la caduta della coppia “tradizionale”, come sempre più spesso sto leggendo su tanti articoli proposti da varie testate.
Chiudo con una provocazione: veramente la coppia tradizionale non ce la fa più a resistere alle difficoltà, ai momenti di tensione?