Film

Yojiro Takita (2008) 125 minuti - info
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Departures

Un Oscar tutto meritato; il titolo e la trama di Departures in un primo momento ci spingerebbe a non guardare il film: la morte e la cura della salma, invece la storia è degna di attenzione.
Daigo, violoncellista, perde il lavoro e con la moglie Mika torna nel paese natio. 
Attratto da un annuncio di lavoro che ha a che fare con le “partenze”, dove si cerca, ben pagata una persona senza esperienza.  Le “partenze” sono in realtà dipartite. Il signor SasaKi, datore di lavoro, prepara, lava, veste e trucca secondo il rituale Giapponese i morti per consentire ai famigliari di dare l’ultimo dignitoso saluto al loro caro.
Daigo mal volentieri accetta il lavoro per far fronte alla situazione economica tuttavia nascondendo a moglie e conoscenti la nuova attività. Questa nuova esperienza darà modo di riflettere sulla vita, più che sul mistero della morte, oltre che ad essere per il protagonista stesso un viaggio alla scoperta delle cose a lui più care; farà nascere in lui domande di senso che lo porteranno a rimettere in discussione tutta la sua vita, compreso il ricordo dell’odiato padre che lo abbandonò in tenera età.
Departures è un bellissimo film che Yojiro Takita dirige con maestria. Nella pellicola troviamo sentimenti forti quali il dolore per la morte, l’amore sponsale e il perdono. Pur lavorando su nobili e antiche tradizioni nazionali, il regista riesce a comporre una storia dal respiro ampio e senza limiti geografici.
 Sasaki, diventerà una guida più che un superiore, ma i sotterfugi che Daigo escogita per nascondere il suo lavoro vengono scoperti e la moglie e gli amici gli volteranno le spalle. La moglie lo lascia e ritorna a Tokio. Quando per amore ritorna, la perdita di una persona conosciuta, mette la moglie Mika davanti l’operato del marito rendendosi conto di quanto rispetto, passione e impegno mette Daigo nel suo lavoro. Molto evidente nel rituale anche il rispetto verso il dolore dei congiunti.
L’elaborazione del perdono ha il suo culmine quando una telefonata informa Daigo della morte del padre. Dovrà occuparsi della salma. In questa situazione scopre la verità dell’abbandono del padre. L’uomo ha sempre portato il ricordo del figlio con sé attraverso un sasso raccolto e donato al padre quando il protagonista era bambino e trovato nella mano chiusa del genitore morto. Ora è pronto per dargli l’ultimo saluto come da tradizione. 
Passaggio importante nel film che ci ha molto colpito sono le parole dette poco prima della cremazione dall’anziano addetto alla cremazione; la persona che stà per essere cremata è la sua migliore amica e le parole sono rivolte al figlio della signora: sono tanti anni che faccio questo lavoro ed ogni volta sono più convinto che la morte non è che un cancello. Sono sempre più convinto che con la morte non finisce niente. E’ un cancello che si deve attraversare per proseguire il viaggio. Per quel cancello passano tutti. Io sono qua per aiutarli a passare e dire addio a chi se ne va. E quando guardo partire qualcuno dico: “arrivederci”.
famiglia fine vita rapporti sociali
Valentina e Mirco Moretto