Film

Alexander payne (2017) 140 minuti - info
Leggi le altre recensioni
Leggi le altre recensioni

Downsizing - Vivere alla grande

FARSI PICCOLI PER VIVERE ALLA GRANDE
 
Downsizing è un film del 2017 di Alexander Payne sulla ricerca della felicità. Ogni personaggio del film, eccetto uno, muove le sue azioni per soddisfare il proprio bisogno di felicità e ogni personaggio, eccetto uno, decide per sé qual è la sua strada verso la felicità.
Il film si muove all’interno di una trama molto chiara che vede in un primo momento la terra in pericolo a causa del sovrappopolamento e in un secondo momento, una decina d’anni dopo, la stessa umanità in pericolo di estinzione a causa dei cambiamenti climatici che la terra ha messo in atto per autopreservarsi. Il grande burattinaio nelle due parti del film è uno scienziato, una sorta di guru, che scopre nella prima parte del film come miniaturizzare le cellule e permettere agli uomini di ridurre la propria massa di 1/2744  (e quindi anche i consumi) e nella seconda parte come far vivere sé stesso e pochi eletti miniaturizzati come lui in un paese sotterraneo per 8mila anni nell’attesa che la terra senza più uomini ritrovi il suo equilibrio, e riavviare così la specie.
All’interno di questa trama la lente si focalizza su Paul Safranek e ingrandisce la sua vita, paradigma di un modello di uomo moderno in ricerca del senso della vita.
Paul è un giovane americano che ha lasciato la facoltà di medicina (di cui sta pagando ancora i debiti di studio) per accudire la madre malata. Avrebbe voluto diventare un chirurgo e invece si occupa di terapia occupazionale in un’azienda di macellazione. Le persone che ha al fianco, la madre prima, la moglie adesso e i lavoratori dell’azienda si aspettano che Paul si occupi di loro e risolva i loro problemi fisici. Paul lo fa con piacere, anzi crede che la sua missione sia rendere felici gli altri, non sembra avere ripensamenti sulla sua vita se non in un momento brevissimo in cui osserva pensieroso, durante una festa nel suo vecchio liceo, due poster: “la porta verso la felicità si apre verso l’esterno”, “entra nel buio per trovare la luce”. Ed è proprio dopo quella festa dove ha incontrato un vecchio amico miniaturizzato che Paul inizia ad avere dei dubbi. Si sente a un bivio, ha sentito di amici che si sono fatti miniaturizzare e sembrano felici, lui in realtà ha molti debiti e non riesce a comprare una bella casa alla moglie e forse prendendo questa decisione potrebbe davvero dare una svolta alla sua vita e fare la differenza per salvare il pianeta dal sovrappopolamento. Paul dopo svariati ragionamenti, anche condivisi con la moglie Audrey ma a cui sembra dare una risposta soltanto lui,  va dritto per questa strada accorgendosi solo dopo essersi ridotto a 12 centimetri che la moglie è rimasta grande.
La seconda parte del film inizia con il paradosso di una vita felice perché libera dal pensiero dei soldi e del lavoro ma inghiottita dal silenzio della solitudine. E questo silenzio dura per molte azioni del film, c’è un silenzio sul volto di Paul che solo una notte sfrenata nell’abitazione del vicino di casa Dusan sblocca. Dusan è un uomo serbo che si è arricchito commerciando illegalmente beni dal mondo maxi al mondo mini e in Paul vede un amico, al punto che gli dà del patetico e gli consiglia di aprirsi, uscire, scoprire. Non si sa come Dusan intendesse queste parole ma in quel momento compare nel film l’unico personaggio che non ha scelto di farsi miniaturizzare, Gong Jiang. Si tratta di una dissidente vietnamita ridotta a 12 cm contro la sua volontà e scappata clandestinamente in un cartone della televisione, un viaggio che ha causato la morte di tutti i suoi compagni e l’amputazione di parte della sua gamba sinistra per infezione. Quell’incontro cambierà la vita di Paul, contro la sua volontà, contro la sua idea di felicità, Paul attraverserà “la porta entrando nel buio per trovare la luce della sua vita”, passando attraverso il tunnel che lo porta a casa di Gong tra le baraccopoli, dove le persone stanno male, hanno fame e muoiono. Gong è una donna molto concreta, deve lavorare per mangiare e ha davvero bisogno di Paul, come medico, come sostegno, come uomo. Paul tenterà di scappare anche da lei, nuovamente adulato dall’idea di essere lui a dover scegliere per sé e che la felicità deve passare per qualcosa di grande, per un’ideale in cui credere e a cui aderire per fare la differenza. Alla sua domanda esistenziale “se non faccio questa cosa, chi sono io?”, lei risponderà “sei Paul Safranek”.
Felicità Paradossi Impegno Sociale
Stephanie e Erik De Bortoli