Michele ed Elsa sono marito e moglie, lui imprenditore navale, lei restauratrice per passione neolaureata in storia dell’arte. Hanno una vita agiata, una bella casa, una colf, una barca, e una figlia che ha scelto di fare la ristoratrice, demolendo le ambizioni dei genitori che l’avrebbero invece sostenuta negli studi.  Dalla sera alla mattina, la loro serenità svanisce: la mattina dopo la festa per la laurea di Elsa, Michele le comunica che ha perso il lavoro da due mesi e che la loro situazione finanziaria è drammatica.
Un film non recente, ma quanto mai attuale nel momento di crisi in cui ci troviamo. E’ nel tempo della prova che conosciamo il nostro limite, rischiando di smarrire la nostra identità. In una mancanza di dialogo, anche se in coppia, Michele ed Elsa si ritrovano soli. Un insolito Antonio Albanese, tutt’altro che comico, ci accompagna a riscoprire solo negli ultimi minuti del film il senso della vita a due: in una scelta che si rinnova nella verità, sta la salvezza.
Il film è vecchio ma sempre attuale: amaro come la vita in tempo di crisi, prezioso come i buoni consigli di chi per superare il tempo della crisi ce l'ha messa tutta e alla fine si rimette in cammino. Un film senza finale. L’abbiamo rivisto per la terza volta e ancora è ricco di suggestioni. Gli ultimi 8 minuti valgono il travaglio e l’angoscia dell'intero film.  Lo consigliamo.