Questa volta vi proponiamo un film, I sogni Segreti di Walter Mitty, che abbiamo visto più volte perché ci ha sempre colpito dato che ha molti elementi su cui discutere. È un film del 2013 (116’) di Ben Stiller che ne è protagonista e regista (Una notte al museo, Ti presento ai miei, tutti pazzi per Mary…per citarne alcuni), e con alcuni attori di pregio come Shirley McLaine, Sean Penn.
Tratto da un breve racconto di James Thurber (“The secret life of Walter Mitty”, pubblicato sul New Yorker nel 1939) e, nello stesso tempo, remake di un film musicale del 1947 (“Sogni Proibiti” con Danny Kaye), questo film di Ben Stiller, (alla sua quinta prova come regista), ci ha particolarmente colpito non solo per la fotografia, veramente splendida, e la colonna sonora azzeccata ma anche per il messaggio, anzi i vari messaggi, di cui è permeata la pellicola.
Walter Mitty è un uomo normale, un nerd un po’ sfigato, ha una vita normale e sedentaria, in cui prevale la routine casa-lavoro, relegata nell’archivio nascosto di una delle più prestigiose riviste di fotografia americane: “LIFE”. Non ha mai viaggiato e come scrive sul suo profilo di un sito di incontri, non è mai stato in “posti notevoli e significativi” e non ha mai fatto “cose notevoli e degne di menzione”. Nemmeno riesce ad inviare un invito via web alla ragazza dei suoi sogni (di cui peraltro è collega e quindi la incontra tutti i giorni). Oltre a questo, ha la tendenza a “incantarsi”, ad estraniarsi immaginando di risolvere o affrontare situazioni da supereroe o da intrepido esploratore che compie atti eroici e straordinari… E per questo viene deriso dai colleghi e soprattutto dal nuovo direttore commerciale, un giovane ignorante arrivista che ha il compito di fare la transizione della rivista dal formato cartaceo a quello digitale.
Per celebrare l’ultimo numero della rivista viene scelta, come copertina, un fotogramma (il n° 25) di uno dei migliori fotografi esistenti ma, purtroppo, di quel fotogramma si sono perse le tracce: Walter è costretto ad uscire dall’archivio e cercare il famoso fotografo free-lance (che non ama la tecnologia e non ha nemmeno il cellulare), in giro per il mondo e sarà proprio l’interesse amoroso nei confronti della collega, con cui finalmente ha iniziato un dialogo, a scuoterlo e a farlo incontrare territori e persone finora solo immaginati.
Come dicevamo, la fotografia e la musica vengono usati dal regista Ben Stiller per sottolineare il “viaggio”, inteso non solo come spostamento topografico ma anche come percorso di crescita, del Ben Stiller protagonista stralunato ma con l’occhio capace di cogliere la meraviglia e le possibilità che possono dare i contatti umani e il contatto con la natura.
Del resto, è anche il motto della rivista a fare da sfondo al VIAGGIO di Walter: "Vedere il mondo, raggiungere mete pericolose, guardare oltre i muri, avvicinarsi, trovarsi l'un l'altro e sentirsi, questo è lo scopo della vita!". Un viaggio che diventa soprattutto un viaggio interiore che conduce al ritrovamento di sé stesso e alla riscoperta del mistero della ns quotidianità. Un invito a cercare ciò che vogliamo dentro ognuno di noi, a credere nei propri sogni, un inno a ciò che ognuno può fare.
Un piccolo consiglio, dato che questo è un film stratificato: fate attenzione ai particolari perché dietro ad alcune scene appaiono/passano immagini o parole evocative… molti oggetti sono simbolici di una dimensione interiore (la torta, il pianoforte, il pupazzo, lo skateboard, la valigetta ventiquattrore, lo zaino, il negativo 25), inoltre la canzone di David Bowie, “Space Oddity”, è molto importante perché accompagna i passaggi le decisioni e i cambiamenti che avvengono nel protagonista.
Buona Visione!