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Sean Anders (2018) 118 minuti - info
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Instant Family

Il nostro parere: Stimolati dalla recensione presente sul link incluso, abbiamo visto questo film con tutta la famiglia. Dobbiamo ammettere una certa perplessità, però, sul valore attribuito a questa pellicola. Certo, il film presenta, come esposto, le difficoltà di una famiglia affidataria che si trova, improvvisamente, alle prese con tre “figli” di età diversa e come questa coppia diventi famiglia. E c’è da dire subito che il film, come già detto, è tratto dalla storia vera del regista stesso; ma è anche finalizzato a pubblicizzare l’agenzia per gli affidi di cui porta il titolo (come rivelano i titoli di coda). Aggiungiamo anche, per far quadrare il cerchio e poter vedere questo film con una certa leggerezza, che la legislazione Americana prevede l’affidamento dei bambini considerandolo un lavoro. (Se vi ricordate in una precedente recensione, “Annie, la felicità è contagiosa”, lo avevamo già fatto notare). Quello che manca è, a nostro avviso, un affondo… un andare oltre le emozioni che muovono i due protagonisti adulti che a momenti sembra desiderino solo di essere chiamati mamma e papà. C’è un tentativo di affrontare il rapporto genitori /figli adolescenti, facendo intuire in qualche passaggio l’importanza del ruolo del padre come intermediario del rapporto madre/figlia,c’èun passaggio che affronta il problema di  un uso responsabile degli smartphone da parte degli adolescenti, ma ci resta un punto di domanda rispetto alla scelta della coppia di adottare piuttosto che avere figli propri e soprattutto rispetto alle motivazioni più profonde. Anche l’ accenno al fatto che l’adozione costi meno di una fecondazione in vitro avrebbe potuto essere occasione per un affondo rispetto ad una scelta etica, invece resta superficiale. Inoltre, sebbene la recensione riportata parli di possibile fede o di non pronunciamento da parte del regista rispetto alle varianti di famiglie affidatarie presenti nel  gruppo di sostegno, in realtà l’unica coppia che si dice motivata dalla fede ad intraprendere il percorso di coppia affidataria,è presentata come “una macchietta”, mentre la coppia gay fa tenerezza e sarà la prima ad ottenere l’affido e l’adozione. 
Il film, malgrado un linguaggio un po' esplicito in alcuni passaggi (lo diciamo per i più piccoli), è godibile come commedia e può servire da spunto per una riflessione o un dibattito sulla genitorialità, sul rapporto genitori/figli e tanto anche sul rapporto con le famiglie di origine. 
famiglia affido genitori-figli
Maria Silvia e Paolo Moro