Film

Robert Guédiguian (2011) 90 minuti - info
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Le nevi del Kilimangiaro

Come tutti i film francesi anche questo film di Robert Guédiguian è un film pacato, a tratti anche piuttosto lento, e si corre il rischio, abituati alla fretta, di non gustare fino in fondo questo spaccato della società operaia francese (ma rivissuta in tutta il mondo) alla fine della grande crisi economica del 2008. 

Anche nello scorso inserto, per chi lo ha letto, avevamo proposto un film sullo stesso periodo (Sorry, we missed you) ma questo ha un finale decisamente più positivo…

In breve la trama: Michel non ha più un lavoro ma ha una moglie a cui lo legano trent'anni d'amore, amici e due figli con tre piccoli nipoti. La sua vita serena, trascorsa all'insegna dell'amicizia e della solidarietà, viene bruscamente interrotta da una rapina, mentre sta cenando in casa con una coppia di amici. Michel scoprirà per caso che uno dei suoi rapitori è un giovane operaio licenziato insieme a lui e, deluso dall’essere stato “tradito” da un suo giovane collega di lavoro, lo denuncia alla polizia che lo arresta davanti agli occhi dei due fratelli minori. Il ragazzo rischia adesso una pena di quindici anni e una detenzione lontana dai fratellini di cui da anni si occupava da solo. Dopo un duro scontro verbale col suo rapitore, Michel perde le staffe e lo colpisce con uno schiaffo davanti a sua moglie. Il gesto involontario lo getta in una profonda crisi da cui riemergerà interrogandosi sulla sua vita, sul valore del perdono e sul futuro dei due bambini che rimarranno soli.
 Ispirato al poema  "Les pauvres gens" di Victor Hugo e accompagnato dalla canzone di Pascal Danel Le nevi del Kilimangiaro (che fornisce il titolo al film), girato come abbiamo detto in modo lento e pacato, ci permette di seguire il ritmo della maturazione dei personaggi, di comprenderne i passaggi interiori, di seguire la saggezza semplice dei dialoghi affrontando diversi temi che ci toccano da vicino, a partire dalle conseguenze di una crisi economica che ha toccato le nostre famiglie mettendo in luce le difficoltà dei giovani e la fragilità di una politica che non si sa far carico delle povertà e ci porta a riflettere su cos’è veramente la giustizia.

Nello stesso tempo ci parla di famiglia come la vera risorsa sociale dove si lotta e si impara l’onestà, l’amicizia vera, la solidarietà, dove i figli sono nutriti non solo di beni materiali, ma anche di valori e di esempio. È portata in scena una coppia che, dopo essersi donata per trent’anni nella loro relazione reciproca (e lo si capisce dai dialoghi rispettosi tra i coniugi) e nel mondo del lavoro, avendo condiviso le lotte sociali operaie degli anni ‘70,  ai figli e poi ancora ai loro nipoti, comprende che ancora può essere feconda… e questa consapevolezza matura proprio dalla difficoltà e dalla sofferenza, facendo maturare anche le persone accanto a loro... E ancora c’è da riflettere sulla forza del perdono, sul superamento della paura e della rabbia per dare spazio alla solidarietà. 

Famiglia Società Amicizia
Maria Silvia e Paolo Moro