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Lee Isaac Chung (2020) 115 minuti - info
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Minari

Dopo le costrizioni imposte dal COVID, finalmente siamo riusciti ad andare a vederci un film al cinema con la voglia di tornare alla normalità e la fortuna ha voluto che potessimo vedere un gran bel film!
 Minari, è stato scritto e diretto dal regista coreano Lee Isaac Chung ed è uscito nelle sale nel 2020 e ha vinto il Golden Globe come migliore film straniero. È ambientato in America degli anni '80. Racconta di una famiglia di immigrati di origine coreana, il marito Jacob, la moglie Monica e due giovani figli, che si trasferisce in Arkansas dalla California in una fatiscente casa su ruote che si trova distante dal mondo, in mezzo a un terreno agricolo che Jacob vuole coltivare ostinatamente da solo producendo ortaggi e frutta tipici della Corea, per poterli vendere ai negozi coreani della grande città. 

Jacob vuole dare una svolta alla propria vita fatta di lavoro duro e tanti sacrifici e garantire un futuro migliore per i propri figli ma deve però scontrarsi con le difficoltà del lavoro della terra e all'ansia della propria moglie, preoccupata per la casa troppo lontana dall'ospedale, dove poter portare all'occorrenza il piccolo figlio con problemi cardiaci, che non può correre per evitare di mettere sotto sforzo il giovane cuoricino. 
Intanto la coppia lavora tutti i giorni in una azienda che separa i pulcini maschi dai pulcini femmina; un lavoro poco pagato e meccanico che solo i coreani fanno, mentre i figli restano da soli a casa. Tutto ciò provoca tra i coniugi liti e tensioni fino a quando prendono la decisione di fare arrivare la madre di lei dalla Corea. 
La suocera è un personaggio pittoresco, non convenzionale ma di buon cuore e divertente. Comunque la  convivenza diviene difficile e i rapporti tendono a peggiorare, e succedono tutta una serie di eventi che lacerano il rapporto della coppia, dove lui è intento solo a salvaguardare il proprio raccolto, a discapito anche dell'acqua sanitaria di casa e lei è preoccupata per le difficoltà economiche, i debiti fatti dal marito per realizzare il suo sogno, la salute del piccolo... fino a farle prendere la decisione di volerlo lasciare... ma sarà  un tragico incendio del magazzino dove sono stoccate le merci coltivate con immane fatica e pronte per essere finalmente vendute, avvenuto per colpa della suocera, a rimettere in gioco i due, in una ritrovata complicità. 

Viene sottolineata la forza della famiglia che se unita affronta tutte le difficoltà, il valore della saggezza e dell’amore degli anziani (la suocera) che da sola pianterà e coltiverà il "minari", un'erba commestibile coreana usata nel loro piatto tipico nazionale, da cui prende il nome il film. Minari è la tradizione, la cura, la pazienza, la costanza, l'attesa ...

La pellicola ci ha lasciato piacevolmente coinvolti e sorpresi, per vedere uno spaccato della realtà americana meno convenzionale, dove regna povertà e degrado sociale. Una "critica" ad una società grezza, un po' razzista e sospettosa verso una famiglia non americana. Lo abbiamo trovato formativo e ricco di umanità, con evidenza delle umane contraddizioni ma con il "lieto fine" delle persone che si ritrovano e si aiutano. Nonostante il genere sia drammatico, è consigliato da vedere anche in famiglia!  


famiglia lavoro
Nicoletta e Giovanni Rizzo