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Ken Loach (2019) 101 minuti - info
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Sorry, we missed you

Esordiamo subito mettendo le mani in avanti: questo film non ha il canonico Happy End, non c’è nessuna scritta finale “…e vissero felici e contenti”. 
Diremmo proprio che questo film è talmente fatto bene che il finale straziante, che rimane aperto, ben si adatta ad una realtà, quella del dopo la grande crisi finanziaria del 2008, che non ci ha sorpreso. In breve la trama: Ricky e Abbie sono una giovane coppia inglese con due figli di sedici (Sebastian) e undici anni (Liza). A seguito della recessione finanziaria Ricky è costretto a cercare lavoro come corriere per una ditta che ha in appalto la consegna dei prodotti venduti online da siti anche famosi. Per farlo deve acquistare un furgone vendendo la macchina che la moglie Abbie usa per il suo lavoro di badante. Dovendo sottostare alle rigide regole delle consegne nel più breve tempo possibile, Ricky finisce ben presto a vivere per il solo lavoro, accorgendosi troppo tardi della sofferenza dei figli che in particolare Sebastian, il figlio adolescente, manifesta con un crescendo di atti vandalici a scuola e con gli amici. La vita della famiglia è tutta un incastro tra gli orari di lavoro dei due, le corse da parte della moglie che si trova a gestire la quotidianità quasi completamente da sola, e le crisi familiari difficili da affrontare dal momento che manca anche il tempo di confrontarsi.
La regia di Ken Loach, registra sempre molto attento alle classi sociali più in difficoltà, è asciutta, essenziale e cerca di far intuire allo spettatore la soluzione dei problemi, ma nello stesso tempo l’inattuabilità di questa soluzione: il cinico capo di Ricky non ha tempo di soffermarsi sui problemi degli altri, tutto teso a far funzionare l’azienda, per questo non si ferma davanti a niente, non mostrando la minima umanità. Nemmeno Liza, la figlia più piccola, che dimostra un ottimismo e una speranza incrollabile anche nelle situazioni difficili e di incomprensione, riesce a far cambiare idea a Ricky. Il sogno di avere una casa di proprietà, di poter esser libero da debiti è talmente diventato un’ossessione che non può fare altro che cercare di raggiungerlo e questo, alla fine, diventa il suo incubo.
Il film è indubbiamente bello per le tematiche che affronta e che sono tuttora attuali, anche nella illusione che quella crisi del 2008 sia finita. Mette in luce il rapporto che noi abbiamo con il lavoro, quanto incide sulle nostre famiglie e sulle nostre relazioni. In effetti, a ben guardare, in questo film ciò che manca è proprio la socialità ed è proprio il lento e progressivo disinteresse che Ricky prova per le persone a cui consegna la merce che lo rende tristemente reale. Un valido motivo per guardarlo, magari con altre famiglie e iniziare a confrontarsi…

Lavoro Società Educazione
Paolo Moro