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Riccardo Milani (2024) 113 minuti - info
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Un mondo a parte

I giorni scorsi abbiamo visto “Un mondo a parte”, nuova fatica di Riccardo Milani, con protagonista Antonio Albanese nei panni del maestro Michele, nativo di Lodi, che lavora come maestro (di ruolo) a Roma. Stanco di essere perseguitato da genitori iper-protettivi e da alunni eccessivamente digitalizzati, il maestro Michele chiede di essere trasferito in uno sperduto paesino arroccato sul Parco del Gran Paradiso in Abruzzo, dove incontra Agnese, la vice-preside, interpretata da Virginia Raffaele.

Con queste premesse, estremamente irreali (un maestro di ruolo che rinuncia alla città per andare a perdersi in un borgo sperduto? Un insegnante del nord che vuole insegnare al sud?) e, a tratti, dal contenuto favolistico, il film ci è piaciuto assai.

Il maestro Michele, forse sull’onda del mito del “buon selvaggio”, idealizza il piccolo borgo, la bellezza delle montagne e il tranquillo tran tran degli abitanti ma ci impiegherà poco - il semplice viaggio in macchina che lo porterà a Rupe (paesino inventato) inerpicato sulle montagne e che sembra uscito da un presepe -  a rendersi conto che non è così semplice vivere in paesi dove tutti vogliono fuggire e i bambini sognano di diventare youtuber famosi.

Tanti gli spunti di riflessione per questo film, con delle riprese mozzafiato dei paesaggi e una bella colonna sonora. A partire dal ruolo dei maestri, chiamati sempre di più ad essere educatori di questi ragazzi che crescono. Ma anche lo sgomento di vedere la rassegnazione di molti, quella ineluttabilità che ti fa smettere di lottare... “qui non fanno più figli, perché hanno paura di quando diventeranno adolescenti” e anche “abituarsi alla tristezza è la cosa più brutta che un essere umano possa fare”.

Michele, però, al contrario dei suoi predecessori non si arrende, non cede alla rassegnazione e decide di cambiare, di assimilare quella schiettezza, quel non arrendersi incarnata dal motto “la montagna lo fa”. E cosi, giorno dopo giorno, da cittadino venuto a vedere il “foliage”, come lo accusa un padre di un ragazzo, diventa abitante di quel “mondo a parte”.  Fin qui il film, animato da situazioni e battute veloci della sempre brava Virginia Raffaele, evidenzia le tante situazioni sparse nella nostra Italia e che sono, però, ancora oggi un motore per quel prendersi cura, per prestare attenzione all’altro, per l’accoglienza…

Il film prende una piega surreale quando Agnese, la vice preside, e il maestro scoprono che la loro scuola verrà chiusa per il basso numero di alunni. Consci che la scuola è necessaria per la sopravvivenza anche del piccolo paese, si batteranno contro un sindaco intrallazzatore e un preside asservito al potere per impedire la chiusura. È a questo punto che interviene una ulteriore tematica ad arricchire la sceneggiatura, e che rende il film un po' irreale: Michele e Agnese, d’accordo con tutto il paese compresi parroco, sindaco e comandante dei carabinieri, decidono di prendere e iscrivere i ragazzi e i bambini ucraini sbarcati in Italia con le organizzazioni umanitarie. Viene quindi trattato, con leggerezza, il tema dell’integrazione degli immigrati stranieri nelle comunità italiane. La scuola, al netto di alcuni colpi di scena, è salva e l’amicizia tra i bambini ucraini e i ragazzini marsicani avviene in perfetta armonia.

Il finale, pur capendolo, rende il film un po' troppo buonista, ma “la montagna lo fa”.

Una cosa che mi è piaciuta moltissimo sono i titoli di coda… Vedere che tutte le persone che hanno recitato nel film sono, in realtà, abitanti dei paesi della zona: Pescasseroli, Opi, Barrea, Villetta Barrea, Gioia dei Marsi, mi ha commosso… e divertito!

Paolo Moro