Film

David Lynch (2000) 111 minuti - info
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Una storia vera

Il titolo di questo film è, di per sé, il film stesso. Infatti il regista racconta un reale episodio avvenuto in America nel 1994.
Il protagonista del film, Alvin Straight, è un pensionato di 73 anni con difficoltà di movimento che vive nello Iowa insieme a sua figlia.
Alvin,uomo di poche parole, viene a conoscenza che suo fratello Lyle, che non vede da dieci anni, ha avuto un infarto. Si intuisce che fra i due è successo qualcosa che li haallontanati, ma è qualcosa che non è necessario sapere. Sapremo invece quanto Alvin sarà disposto a rischiare pur di rivedere suo fratello.
Egli, infatti, decide di andarlo a trovare per riconciliarsi con lui, prima che sia troppo tardi, ma non vuole prendere mezzi pubblici nè aerei, e non ha più la patente avendo anche perso vista.
Con una decisione sorprendente, data l'età e la distanza che li separa (circa 300 miglia pari a quasi 400 km), prepara un rimorchio di fortuna e lo aggancia ad un vecchio trattore-tagliaerba.
Malgrado lo scetticismo dei suoi amici,la sua decisione irremovibile gli permetterà di ritrovare suo fratello.
Questa, riassumendo, la trama. Il film, adatto a tutte le età, merita di essere guardato per tanti motivi:
il tema del perdono di sé stessi e degli altri e il tema del viaggio, che è anche un viaggio interiore in cui il protagonista ripercorrela sua vita e vi si riconcilia, sono i due temi principali.
Un viaggio che durerà molte settimane, la cui lentezza segna il tempo necessario per prendere le distanze dai suoi rancori e trasformare il suo cuore, e che sarà caratterizzato da parecchi incontriche arricchiranno il senso e lo spessore del suo cammino.
La pellicola si muove tra fotografie straordinarie e situazioni ordinarie e ogni incontro porta Alvin ad una presa di coscienza di sé stesso. L’ostinazione di Alvin che non si ferma di fronte a nessuna difficoltà e non si fa influenzare da chi cerca di farlo desistere, ha più senso di quanto non appaia: il viaggio, infatti, assume il valore di una specie di purgatorio: lui e il fratello si sono detti cose imperdonabili. Cose che noi non sapremo mai, “cose vecchie come la Bibbia” dirà Alvin: “Caino e Abele, vanità, orgoglio”.
Durante questo esodo verso “la terra” della riconciliazione, contemplando la natura e facendosi interrogare da essa, ci sono momenti difficili, legati per lo più ai guasti del trattore, ma anche molte dimostrazioni di umanità, da parte della gente semplice della campagna americana. Il ritmo del film è molto lento, come lo è il movimento del protagonista che viaggia a 8 km orari e cammina con due bastoni, in contrasto con i personaggi che incontra:i camion che gli fanno volare via il cappello e lo costringono a fermarsi per recuperarlo, i ciclisti che gli sfrecciano davanti, con i quali farà una riflessione sulla vecchiaia e sulla giovinezza, una donna che nel correre ogni mattina al lavoro investe un cervo che lentamente le taglia la strada…
È un film senza troppa retorica, dai dialoghi essenziali, stretti, ma carico di poesia, dove lostraordinario lavoro di fotografia, caratterizzata da campi lunghi e aerei,ha il compito di rendere protagonisti della storia anche i paesaggi,e dove acquistano valore piccoli gesti come guardare il temporale che imperversa fuori dalla finestra o ammirare la bellezza del cielo notturno che “sembra così prezioso quando è stellato”.
Il titolo originale è in realtà più interessante del titolo in italiano: "the Straight Story" non è solo la storia di Alvin Straight ma può essere letto anche nella sua forma letterale: straight, infatti, può essere tradotto come “diritto”, come le lunghissime vie rettilinee dell’America rurale lungo le quali si svolge il viaggio, ma anche diretto, semplice, immediato, senza fronzoli, come la fermezza della decisione del protagonista.
Una storia "diritta", quindi, che indica il viaggio lineare di Alvin per raggiungere il fratello e anche, in forma metaforica, la linearità della vita.
Il parere della moglie: Io ho osservato le figure femminili e le loro diverse caratteristiche: la figlia Rose, semplice e servizievole che sa stare accanto al padre sa rispettare la sua stravagante decisione, nasconde il segreto di una tragedia familiare ….
La prima persona che incontra Alvin è una ragazza scappata di casa convinta di non poter essere riaccolta dai suoi genitori perché incinta. Senza dar segno di giudizio nei suoi confronti ma solo accogliendola nel suo bivacco di fortuna e condividendo con lei il suo cibo, il vecchio, attraverso il racconto della storia di sua figlia Rose,le farà comprendere il valore e la forza che è la famiglia, anche nella sofferenza e nelle difficoltà. Chi si isola è fragile.
Quando Alvin sarà costretto a chiedere aiuto perché si rompono i freni del tagliaerba, sarà una coppia di sposi ad accoglierlo per alcuni giorni e a prendersi cura di lui: è proprio la moglie che stimola il marito a tirar fuori da sé la sua generosità per aiutare il vecchio…
Il parere del marito: Oggi vedere un film è come osservare un torrente in piena, acque vorticose, e tronchi di albero che sfrecciano: tanto è necessario per colpire il pubblico. “Una storia vera” è, al contrario, un fiume placido, che scorre e ti porta a riflettere sul senso della vita.
Questo è il motivo principale, oltre alla fotografia, al percorso di crescita di Alvin, agli incontri con tante persone nel suo cammino, per cui il film mi è piaciuto. Emozionante l’ultima scena che si chiude con un semplice “sì” alla domanda del fratello commosso: “sei venuto fin qui con quel coso?”
famiglia anziani fratellanza
Maria Silvia e Paolo Moro