Book

Amets Arzallus Antia e Ibrahima Balde (2021) Edizioni Feltrinelli
Leggi le altre recensioni
Leggi le altre recensioni

Fratellino

Questo libro nasce nel corso del 2020 a seguito di una lunga chiacchierata tra il protagonista della storia Ibrahima Balde e il giornalista basco Amets Arzallus Antia. In origine questo lungo racconto, un centinaio di pagine, è stato scritto in basco e il titolo è “Miñan” che nella lingua di Ibrahima significa appunto “fratellino”. Ha proprio la forma del racconto, scritto con semplicità e con le sottolineature e ripetizioni che abbiamo imparato dalle storie dei fratelli Grimm. Si legge velocemente e senza fatica, seguendo il dipanarsi di una storia che è contemporaneamente un viaggio di formazione e un viaggio fisico ricco di imprevisti e colpi di scena. Ibrahima è dall’inizio alla fine una persona semplice con poche e chiare idee sulla forza dei legami famigliari e sul modo di stare al mondo. La sua avventura iniziata forse ingenuamente o comunque senza un percorso progettato in anticipo alla ricerca del fratello si trasforma in un incubo passando via via a livelli sempre più pericolosi e violenti fino ad arrivare alla schiavitù vera e propria. Papa Francesco ha regalato questo libro ai vescovi italiani in occasione dell’Assemblea Generale della CEI il 22 maggio scorso per sensibilizzarli ad affrontare senza ipocrisia e indifferenza la tragedia dei migranti morti nel Mediterraneo. Anche noi lettori, presi dal racconto, ad un certo punto siamo invitati a pagare 3.000,00 euro, guadagnati facendo lavori umili e pesanti, agli scafisti per un “progamma” (viaggio nel mediterraneo), rischiando un “naufrage” (naufragio in mezzo al mare) come è successo a tanti … Da leggere, e quando è il momento, da piangere insieme a Ibrahima e agli altri migranti.
Carlo Casoni