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Aquila e Priscilla: la testimonianza nella comunità

Nel capitolo 18 degli Atti degli Apostoli leggiamo di come Paolo, nel suo sforzo apostolico di annunciare il Vangelo in Grecia, trovi ospitalità presso una coppia di sposi, Aquila e Priscilla (o Prisca), da poco convertiti, che erano stati costretti a trasferirsi a Corinto dopo che l’imperatore Claudio nel 49 d.C. aveva ordinato l’espulsione dei giudei da Roma. Così facendo essi accolgono non solo l’evangelizzatore, ma anche l’annuncio che egli porta con sé: il Vangelo di Cristo che, come dice s. Paolo nella lettera ai Romani, è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). La loro casa diventa così una piccola “chiesa domestica”.
La pronta disponibilità di questi coniugi ci ha molto impressionato. Dopo aver accolto per due anni San Paolo nella loro casa a rischio della propria vita, diventano poi sostenitori dell’opera di conversione di molti greci ed accompagnano San Paolo ad Efeso, attuale Turchia, pur continuando a lavorare come tessitori di tende.
In seguito i due sposi riusciranno a rientrare a Roma e saranno destinatari di uno splendido elogio che l’Apostolo inserisce nella lettera ai Romani. Aveva il cuore grato, e così scrive su questi due sposi: «Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano» (Rm 16,4).
Ci ha colpito e provocato che papa Francesco in una sua udienza generale si sia chiesto come mai il modello di sposi itineranti del tipo di Aquila e Priscilla non abbia avuto per molti secoli, nella pastorale della Chiesa, una propria identità di sposi evangelizzatori. “È quello di cui avrebbero bisogno – ha detto il papa - le nostre parrocchie, soprattutto nelle zone urbane, nelle quali il parroco e i suoi collaboratori chierici mai potranno avere tempo e forza per raggiungere fedeli che, pur dichiarandosi cristiani, restano assenti dalla frequenza dei Sacramenti e privi, o quasi, della conoscenza di Cristo” (Mercoledì 13 novembre 2019).
Il papa ha poi aggiunto: “Gli sposi cristiani dovrebbero apprendere da Aquila e Priscilla come innamorarsi di Cristo e farsi prossimi alle famiglie, prive spesso della luce della fede, non per la loro colpa soggettiva, ma perché lasciate al margine della nostra pastorale: pastorale d’élite che dimentica il popolo”. 
Di Aquila e Priscilla non sappiamo se morirono martiri, ma di certo noi crediamo che essi sono, per tutti noi e in particolare per gli sposi, segno del martirio, almeno spirituale, cioè testimoni capaci di essere lievito che va nella farina, lievito del Vangelo nel mondo. 
Noi pensiamo per questo che la vicenda di Aquila e Priscilla, richiami anche noi, sposi con figli e nipoti, a valutare come poter dare oggi, là dove siamo e in semplicità, il nostro contributo alla Nuova Evangelizzazione alla luce di ciò a cui ci richiama Papa Francesco. Egli propone nel suo Magistero l’immagine di una “Chiesa in uscita”, una chiesa missionaria in cui anche le coppie di sposi siano come missionari umili e disponibili a raggiungere le piazze delle nostre città e, di più, ad arrivare con la luce del Vangelo e la voce di Gesù presso le periferie esistenziali - come le chiama lui -, cioè nei luoghi dove oggi la luce della fede non risplende e il sale del Vangelo non penetra. 
Se guardiamo alla nostra vita, nel nostro piccolo, fin dai primi anni di matrimonio, abbiamo accolto la Parola di Dio ritenendola fondamentale per la nostra realtà di famiglia e quindi abbiamo cercato e trovato nella Chiesa dei percorsi di conversione e di testimonianza – come il Cammino Neocatecumenale e il Movimento Fraternità Familiari Francescane, sorto presso i Santuari Antoniani di Camposampiero - che ci hanno ulteriormente confermato nella nostra vocazione al matrimonio, all’apertura alla vita e alla testimonianza agli altri della Parola di Dio.
            Il frutto di questi percorsi ci ha spinto ad inserirci nelle attività pastorali della nostra Parrocchia ed in particolare ad accogliere la proposta di farci Accompagnatori dei Genitori dei ragazzi della Scuola primaria e secondaria nel percorso di Iniziazione Cristiana. Un’esperienza che ci ha permesso di testimoniare la bellezza del Vangelo del matrimonio e di donare agli altri quanto abbiamo ricevuto dal Signore in doni di amore e di grazia fino ad oggi.
Noi ringraziamo allora il Signore per le esperienze di evangelizzazione che la Chiesa ci chiama a fare, anche perché tutto questo ci ha aiutato a vivere confidando nel Signore, mettendoci in ascolto della sua Parola e lasciandoci illuminare dal suo Spirito nelle scelte di famiglia, nell’educazione dei figli – cinque figli oramai grandi e che hanno preso la loro via nel mondo - e nel lavoro. 
Luisa e Lucio (Famiglie del Movimento francescano fraternità familiari di Camposampiero)