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Comunità e Famiglia - Il lavoro

L’impegno lavorativo dei coniugi da forma al tempo della famiglia. Il lavoro non è solo il mezzo di sussistenza delle persone ma la vita famigliare viene impostata attorno ai tempi e ai luoghi di questo. Dall’orario d’ufficio, al lavoro a turni, al lavoro serale e/o notturno, a quello festivo, a quello che si fa connesso da casa, al lavoro part time, a quello ad ore, insomma in base a queste molteplici esigenze del lavoro la famiglia organizza i suoi tempi.   Inoltre gli adulti spesso passano più tempo al lavoro che in famiglia e la conciliazione di questi impegni non è automatica, anzi spesso è conflittuale. Eppure non sentiamo che questi sono due temi intrecciati e vediamo la famiglia come autonoma e avulsa dall’attività lavorativa. Pertanto per molti di noi, dal lunedì al venerdì (o al sabato) c’è il lavoro e la famiglia è un inciampo, mentre il sabato e la domenica (o solo la domenica) ci si dedica alla casa e alla famiglia dimenticando il lavoro. Inoltre l’attenzione a conformare la vita quotidiana allo stile cristiano arriva a considerare l’attività lavorativa come secondaria, sottolineando di più le relazioni gioiose tra le persone e lo stile di servizio che caratterizzano il cristiano. Ecco, su questo punto e senza tanta enfasi, San Paolo in 1Ts 2, 9 ss ricorda che per non essere di peso durante la predicazione, ha lavorato notte e giorno ovvero, pur non essendo scritto nel dettaglio, ha probabilmente svolto il suo lavoro di fabbricante di tende che all’epoca erano fatte di stoffa intessuta di peli di capre. E lo ha fatto nel contesto delle significative relazioni cristiane che aveva nella comunità di Tessalonica. Come siamo chiamati a creare relazioni fraterne nella nostra famiglia e comunità così dobbiamo cercare di vivere le relazioni lavorative con questo atteggiamento cristiano; è vero che molti di questi rapporti sono solo funzionali al risultato lavorativo e che spesso sono connotati da carrierismo, da invidia, da desiderio di sopraffazione, ma è anche vero che tutte le relazioni possono essere illuminate dalla grazia di Dio. C’è un’altra importante caratteristica dello stile che si impara in famiglia che può essere trasferito nel mondo del lavoro: in famiglia siamo chiamati a collaborare al soddisfacimento delle esigenze della vita comune con spirito di servizio e di dono reciproco. Anche nel lavoro non c’è solo l’attività per la quale è prevista una ricompensa economica ma anche la ricerca di fare il bene con il medesimo spirito di gratuità e di dono di sé che è caratteristico dei genitori; dopotutto non c’è motivo per il cristiano di avere una differenza di stile tra la vita lavorativa e il servizio gratuito e volontario, l’unica differenza reale non può che essere la paga. In qualche modo una volta stabilito il compenso, che è effettivamente la finalità essenziale dell’attività lavorativa, la nostra azione di cristiani si svolge con la medesima attenzione, competenza, diligenza, entusiasmo di quando siamo impegnati per la famiglia e la comunità. Dopotutto ogni persona è una entità unitaria ed è bene che viva lo stile cristiano con lo stesso abitus mentale a casa e al lavoro. Anzi questo è il modo per portare un raggio dell’amore di Dio in luoghi e cuori spesso molto distanti.
Carlo Casoni