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Dentro il Mistero - Ciò che non muore mai

Al Ca’ Foncello una mostra per riflettere sulla pace, anche attraverso la sofferenza e la malattia
 
Il 7 aprile, ogni anno, ricorre l’anniversario del bombardamento di Treviso. Un fatto che, per chi non lo ha vissuto direttamente, può apparire lontano, relegato a un panorama forse solo studiato sui banchi di scuola: quello della seconda guerra mondiale. Questa volta tuttavia la memoria di tale evento si fa speciale, per due motivi. Innanzitutto perché ne ricorre l’ottantesimo anniversario. Inoltre, quest’anno il ricordo è vissuto in fratellanza con un’altra città, più tristemente famosa: Nagasaki.
Cosa lega queste due realtà, il popolo giapponese e quello trevigiano, oltre all’infelice sorte comune legata a quei terribili anni? È la figura di un uomo: un medico, marito, padre, che ancora oggi ci testimonia come il dolore può non avere l’ultima parola.
Il suo nome è Takashi Nagai e la sua storia, apparentemente solo drammatica, verrà raccontata con una mostra ospitata all’ospedale Ca’ Foncello di Treviso, dal 6 al 14 aprile. Il lancio di tale evento avverrà, non a caso, domenica 7, nell’auditorium del Collegio Pio X in viale d’Alviano.
Questa mostra ci racconterà come Takashi abbia potuto vivere con il sorriso nonostante, dopo aver perso due figli, vedrà scomparire per causa della celebre bomba del 9 agosto anche la moglie Marina Midori, insieme ad amici, colleghi, studenti. Per di più egli aveva contratto una leucemia mieloide cronica, che lo porterà all’invalidità quasi totale e alla morte nel 1951. A tal proposito, la specializzazione scelta in giovane età sembrava essersi rivelata una maledizione: lo aveva beffardamente salvato dalla bomba atomica, condannando invece sua moglie e lasciandolo solo nell’inferno dei superstiti, simili a larve che si aggiravano tra le macerie. Solo e inesorabilmente ammalato: cosa si prova a vivere tutto questo?
Come può il rancore, la sofferenza, la rabbia per l’assurdità del destino lasciare il posto a un semplice sorriso?
Per conoscere quella letizia si muoveranno moltitudini, spingendosi fino ad una capanna di quattro metri quadrati per vedere un uomo allettato che aveva solo la forza di pregare e scrivere. Si tratta di eroismo? Di pazzia? Di forza di volontà?
Qual è stato il segreto di Takashi? Inseguire, in mezzo all’enormità di tanta morte e sofferenza, “ciò che non muore mai” e prenderselo. Ecco la via per la gioia piena nonostante, anzi attraverso le contrarietà che invischiano la vita di tutti noi.
Chi desidererà guardare negli occhi e nel cuore di quest’uomo e di sua moglie si senta benvenuto all’evento del 7 aprile e alla mostra che seguirà.
Daniele Iori