Giovani allo sbando o adulti inautentici?
Una seria riflessione da parte di chi si gioca quotidianamente con i ragazzi
Inaccessibili, disinteressati, sbandati, amanti della musica “spazzatura”, spenti: gli adolescenti di oggi secondo un’opinione diffusa. Eppure qualcuno potrebbe non concordare. Padre Maurizio Botta, sacerdote oratoriano e insegnante di religione a Roma, lo scorso 20 aprile ha presentato alle coppie di sposi del Carmelo una visuale molto diversa della gioventù, espressa anche nel suo piccolo manuale Adolescenti inafferrabili. Un itinerario per proporre la fede, frutto di anni di sperimentazione ed esperienza sul campo. Egli fa notare come forse gli adolescenti di oggi non sono molto diversi da quelli di ogni tempo: ci appaiono lontani anni luce dal nostro mondo, semplicemente perché non siamo più in grado di sintonizzarci con loro, non essendo noi sintonizzati, spesso, con la nostra parte più vera e autentica. Le cose che cercano questi ragazzi in fondo sono le stesse che inseguiamo noi: la felicità, la bellezza, ma soprattutto la lealtà. Se fingiamo davanti a loro ci scoprono subito, perché hanno un radar speciale per questo, ed è lì che perdiamo ogni tipo di considerazione e attendibilità. Perché loro portano dentro domande enormi, che necessitano di risposte adeguate. Il mistero della morte, la presenza del male nel mondo, la paura di essere esclusi: se non sappiamo neanche noi cosa replicare a questioni come queste, se forniamo solo risposte preconfezionate (totalmente vuote, da indossare come maschere), se siamo noi i primi a non crederci, perché i nostri ragazzi dovrebbero seguirci nella nostra inautenticità? Allora il problema è anzitutto nostro: essere adulti felici, centrati, appassionati in ciò che facciamo. I ragazzi hanno bisogno di lealtà. E di speranza: non sono le punizioni né le ramanzine che cambiano le persone, ma lo sguardo di chi crede in loro. Perché, come ha sottolineato più volte don Maurizio, il punto con gli adolescenti non è riempire le loro orecchie ripetendo all’infinito cosa è giusto e cosa no. Loro lo sanno già come dovrebbero andare le cose. Perché il bene abita in ogni cuore, è inscritto in noi fin dalla nascita. Il vero problema è da dove prendere la forza per scegliere il bene e non il male. Questo interessa i nostri ragazzi, e su questo allora sì che ha senso parlare loro di Gesù e dello Spirito Santo. Ma noi, per primi, crediamo veramente in questo serbatoio di vita che sono i sacramenti? È su questa lealtà che ci misureranno gli sguardi, all’apparenza svogliati, capricciosi, apatici, dei nostri alunni, figli, nipoti. Come risponderemo?