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Dentro il mistero - La via della mancanza

La vita matrimoniale dei coniugi Nagai è stata ricca di mancanze, proprio per questo è d’esempio, perché bella e vera

 
La sala conferenze del Pio X era considerevolmente affollata, domenica scorsa, quando è stata inaugurata la mostra sugli sposi Takashi e Midori Nagai. A tenere l’inaugurazione la dottoressa Paola Marenco, che ha sottolineato da subito un aspetto bellissimo di questa coppia: la loro concretezza. Siamo abituati a considerare la santità come un ideale a cui tendere, un sogno, un’astrazione da inseguire. Cioè: esattamente l’opposto di ciò che essa è.
A mostrarci il vero volto della santità, e della santità di coppia (non dimentichiamo che la causa di canonizzazione è stata aperta per entrambi i coniugi), è lo stesso Takashi quando risponde a un suo collega dermatologo che lo aveva interrogato sul suo matrimonio, ora che la moglie era morta da qualche anno. Quest’uomo aveva sempre considerato il rapporto tra i due coniugi come idealmente perfetto, infatti asseriva con certa sicurezza di non averli mai visti litigare, e di aver sempre sentito il suo amico parlare molto bene della moglie.
Nagai replica con un’informazione sorprendente: la sua vita matrimoniale era stata invece «piena di mancanze». «Non puoi arrivare al fondo della vita di una coppia guardandola solo dall’esterno, dalla pelle […] Ci sono coppie che si azzuffano tirandosi dietro le stoviglie o che esplodono platealmente come un’eruzione cutanea sulla faccia, ma che in fondo in fondo sono legatissime. E ci sono invece famiglie che agli occhi del mondo sembrano senza difetti ma se guardi dentro con attenzione, scopri che marito e moglie sono freddi come il ghiaccio. Il matrimonio è l’unità di un uomo e una donna che diventano un solo corpo. E non c’è bisogno che né uno né l’altra siano perfetti in sé ma è nella loro unità che entrambi raggiungono il compimento» (Pensieri dal Nyokodo, pag. 109, 110).
È esattamente questa concretezza, a partire dalle cose più semplici e quotidiane, che ha portato “lontano” Takashi e Midori: la consapevolezza che è a partire dal nostro prossimo più prossimo che siamo chiamati ad amare. Ed è altrettanto vitale anche lasciarsi amare, toccare intimamente da chi è, per forza di cose, mancante come noi. E dunque può ferirci, o non darci ciò che pensiamo ci spetti.
È in questa incompiutezza che lo Spirito d’amore può davvero lavorare come meglio crede. Ed è a questa scuola di semplicità che siamo chiamati a imparare. Il resto, come il sopravvivere a una bomba atomica (senza perdere la fede né la gioia di vivere) o diventare i santi di Urakami, è solo una conseguenza.
Daniele Iori