Spesso, per le famiglie con uno o più figli in età prescolare, l’appuntamento della messa domenicale diventa problematico. I bambini non stanno fermi, parlano, piangono, talvolta saltano o corrono. La soluzione frequentemente adottata dai genitori è lasciarli ai nonni, se ci sono, oppure dividersi andando a due funzioni diverse. In questo modo si evita di disturbare gli altri fedeli riuscendo a vivere la messa in pace. Tuttavia vi è un prezzo da pagare, qualcosa di molto pesante sul piatto della bilancia. Quanti bambini o ragazzi sono presenti alle messe domenicali? Perché, spesso, soprattutto le persone meno giovani sembrano più attaccate alla preghiera, a un rapporto reale con Cristo, mentre le nuove generazioni sono giudicate meno credenti, meno interessate alla fede? La maggior parte dei ragazzi abbandona un cammino appena terminata la cresima. Evidentemente non trova più Qualcuno in quei riti religiosi (che hanno appena terminato di comprendere, tra le altre cose, al catechismo). Siamo dunque così sicuri che sia meglio impedire ai bambini di accedere alla presenza eucaristica di Dio fino a che non abbiano compiuto una certa età, quando saranno esteriormente più ordinati? Come potrà nascere in loro, così all’improvviso, un desiderio e un riconoscimento della persona di Gesù nell'Eucaristia, se si è impedito loro di frequentare tale sacramento, di starci di fronte gli anni precedenti, rendendo il processo più intimo, semplice, personale? Alcune comunità hanno pensato tale soluzione: prevedere spazi e modalità che risolvano la questione logistica dei piccolini a messa con animazioni, attività che rimandino a quanto sta già avvenendo sull’altare. Lo scopo dunque non è cercare di distrarre i bimbi e tenerli buoni, ma farli partecipare, in modo diverso. La posta in gioco è alta: anche se sembra siano i genitori a dover “risolvere il problema” dei figli a messa, in realtà tale faccenda riguarda il futuro della cristianità, almeno nel nostro Occidente. Perché dunque scoraggiare le famiglie nella loro interezza a partecipare all’Eucaristia? La questione, in fondo, è che spesso si considera il “venire a messa” come un'attività meramente intellettuale, quasi filosofica. Poco da bimbi, dunque.
Invece questo appuntamento è “fisico”, concreto, carnale, affettivo, perché ci mette in contatto con Dio. Per questo è adatto anche ai più piccoli: sebbene essi non colgano intellettualmente la maggior parte di quanto si ascolta, forse Gesù inizia misteriosamente a farsi strada nei loro cuori, anche grazie alla nostra presenza e testimonianza di fronte a Lui, con loro