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Educare in famiglia - 2

260. La famiglia non può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di guida, anche se deve reinventare i suoi metodi e trovare nuove risorse. Ha bisogno di prospettare a che cosa voglia esporre i propri figli. A tale scopo non deve evitare di domandarsi chi sono quelli che si occupano di dare loro divertimento e intrattenimento, quelli che entrano nelle loro abitazioni attraverso gli schermi, quelli a cui li affidano per guidarli nel loro tempo libero. Soltanto i momenti che passiamo con loro, parlando con semplicità e affetto delle cose importanti, e le sane possibilità che creiamo perché possano occupare il loro tempo permetteranno di evitare una nociva invasione. C’è sempre bisogno di vigilanza. L’abbandono non fa mai bene. I genitori devono orientare e preparare i bambini e gli adolescenti affinché sappiano affrontare situazioni in cui ci possano essere, per esempio, rischi di aggressioni, di abuso o di tossicodipendenza.

Con il n° 260 di Amoris Laetitia, papa Francesco apre una sessione dal titolo: Dove sono i figli? In questo paragrafo ritorna la questione centrale della polarità tra il prendersi cura e l’autonomia. Queste due dimensioni (espressioni tipiche rispettivamente del codice materno e del codice paterno) sono chiamate ad essere sempre in una tensione generativa tra loro. Cioè la dimensione del prendersi cura rischia di essere soffocante se non promuove l’autonomia; d’altra parte l’autonomia può divenire abbandono se non è sostenuta da processi di ascolto e di accoglienza. La parola chiave che papa Francesco ci suggerisce per mantenere una armonia dinamica tra prendersi cura e autonomia è accompagnamento. Potremmo dire che, in questo senso, accompagnare significa sostenere e vigilare sulla crescita dei figli favorendo, al tempo stesso, la crescita di capacità critica, di fiducia, di responsabilità, di impegno. Due sono i principali ambiti rispetto ai quali papa Francesco ci suggerisce di vigilare e accompagnare: l’influenza dei media e la relazione con le figure educative a cui affidiamo i nostri figli (insegnanti, catechisti, allenatori, …). Nei confronti dei media l’accompagnamento ci chiede di valutare il nostro tipo di presenza (tra regole e fiducia) e il nostro tipo di scelte; esempi molto concreti possono essere: a che età decidiamo che possono usare lo smartphone? Quale uso in famiglia di internet? A quali atteggiamenti e comportamenti educhiamo nelle relazioni online? Altra questione è la relazione con gli educatori dei nostri figli che, più estesamente, riguarda la relazione tra la famiglia e la comunità. In questo senso è importante chiederci: la comunità che vogliamo è solo dispensatrice di servizi? Come possiamo fare, in quanto famiglie, per nutrire la nostra comunità (cristiana e civile) e come la comunità può sostenere le famiglie?
Andrea Pozzobon e Daniela Bruniera