278. L’incontro educativo tra genitori e figli può essere facilitato o compromesso dalle tecnologie della comunicazione e del divertimento, sempre più sofisticate. Quando sono ben utilizzate possono essere utili per collegare i membri della famiglia malgrado la distanza. I contatti possono essere frequenti e aiutare a risolvere difficoltà. Deve però essere chiaro che non sostituiscono né rimpiazzano la necessità del dialogo più personale e profondo che richiede il contatto fisico, o almeno, la voce dell’altra persona. Sappiamo che a volte questi mezzi allontanano invece di avvicinare, come quando nell’ora del pasto ognuno è concentrato sul suo telefono mobile, o come quando uno dei coniugi si addormenta aspettando l’altro, che passa ore alle prese con qualche dispositivo elettronico. In famiglia, anche questo dev’essere motivo di dialogo e di accordi, che permettano di dare priorità all’incontro dei suoi membri senza cadere in divieti insensati. Comunque, non si possono ignorare i rischi delle nuove forme di comunicazione per i bambini e gli adolescenti, che a volte ne sono resi abulici, scollegati dal mondo reale. Questo “autismo tecnologico” li espone più facilmente alla manipolazione di quanti cercano di entrare nella loro intimità con interessi egoistici.
Nel n. 278 di Amoris laetitia papa Francesco ribadisce la centralità e l’importanza dell’incontro educativo tra genitori e figli. È l’incontro nel dialogo profondo, cioè i legami, che siamo chiamati a garantire e a promuovere. Le nuove tecnologie della comunicazione possono facilitarlo o comprometterlo; possono creare collegamenti, attivare contatti; possono avvicinare o allontanare. Ma la nostra attenzione (più che la nostra preoccupazione) dev’essere volta ad alimentare l’incontro personale con i nostri figli nella quotidianità, non ad impedire o a demonizzare l’uso dei social. Certo, ce lo ricorda anche papa Francesco, ci sono molti piccoli comportamenti che ci rivelano quando l’uso delle nuove tecnologie mette a rischio l’incontro; nella relazione di coppia innanzitutto, ma anche nella relazione con i figli. Questi comportamenti che papa Francesco definisce di “autismo tecnologico” (ad esempio l’uso dello smartphone durante i pasti, il perdersi davanti al pc mentre il coniuge nel frattempo si addormenta, ma anche l’uso perenne dei videogiochi da parte dei figli preadolescenti e adolescenti, anche di notte all’insaputa dei genitori) vengono da lontano; cioè non si manifestano da un giorno all’altro, ma sono il frutto di un cammino coniugale e familiare che nel tempo ha posto un’attenzione insufficiente a darsi una vita “ordinata”, con delle regole sane che aiutano la vita di tutti. Ad esempio gli orari che scandiscono il ritmo sonno-veglia, in particolare fino almeno alla preadolescenza, vanno regolati dai genitori, senza particolari negoziazioni; l’uso dello smartphone e degli strumenti digitali dev’essere permessa all’età corretta (un bambino prima dei 3 anni non ha certo bisogno di schermi vari) e poi centellinato con prudenza e progressività; l’uso dello smartphone o della tv durante i pasti dev’essere semplicemente bandito. È importante liberarsi da una malintesa libertà, pensando che ogni regola sia una costrizione che lede l’individualità dei figli e dell’altro in genere. Alcune regole, frutto sicuramente di un sincero e mai quieto dialogo tra marito e moglie, devono essere poste con serenità e fermezza al tempo stesso. Questo permetterà sicuramente nel tempo un dialogo interpersonale quotidiano e profondo, un rispetto reciproco, un uso anche degli strumenti digitali più funzionale all’apprendimento e alla crescita.