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Educare in famiglia - 23

281. L’educazione sessuale offre informazione, ma senza dimenticare che i bambini e i giovani non hanno raggiunto una maturità piena. L’informazione deve arrivare nel momento appropriato e in un modo adatto alla fase che vivono. Non serve riempirli di dati senza lo sviluppo di un senso critico davanti a una invasione di proposte, davanti alla pornografia senza controllo e al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità. I giovani devono potersi rendere conto che sono bombardati da messaggi che non cercano il loro bene e la loro maturità. Occorre aiutarli a riconoscere e a cercare le influenze positive, nel tempo stesso in cui prendono le distanze da tutto ciò che deforma la loro capacità di amare. Ugualmente, dobbiamo accettare che «il bisogno di un nuovo e più adeguato linguaggio si presenta innanzitutto nel momento di introdurre i bambini e gli adolescenti al tema della sessualità».
 
In continuità con il n. 280, papa Francesco ribadisce l’importanza dell’educazione sessuale a bambini e giovani in quanto soggetti nella fase di crescita. Non si tratta mai di una semplice informazione, ma di un’educazione vera e propria che chiede una progressiva e profonda alleanza educativa tra i soggetti adulti, in particolare tra famiglie e scuola. Ciò significa superare sia la passività della delega della famiglia all’istituzione scolastica o ad altri soggetti, sia la logica contrappositiva tra famiglia e scuola (a partire dal pre-giudizio che l’altro soggetto non abbia la titolarità o semplicemente non sia in grado di educare alla sessualità). L’alleanza educativa permette di accompagnare bambini e giovani verso la maturità piena, in primo luogo camminando insieme, condividendo esperienze che non devono ridursi ad una asettica trasmissione di contenuti. Papa Francesco sottolinea l’importanza dello “sviluppo di un senso critico” inteso soprattutto come la capacità di mettersi in ascolto della realtà, in un reale atteggiamento di accoglienza, affinché sia possibile un progressivo discernimento che permette di “riconoscere e cercare le influenze positive” prendendo al tempo stesso “le distanze da tutto ciò che deforma la loro capacità di amare”. Ciò richiama le matrici materna e paterna dell’educazione (in famiglia e nella comunità), cioè rispettivamente le dimensioni dell’accoglienza e della distinzione/scelta. Un reale processo educativo, anche di educazione alla sessualità, chiede sempre di tenere in tensione questa polarità.
Andrea Pozzobon e Daniela Bruniera