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Educare in famiglia - 30

Educare in famiglia  - 30
 
288. L’educazione alla fede sa adattarsi a ciascun figlio, perché gli strumenti già imparati o le ricette a volte non funzionano. I bambini hanno bisogno di simboli, di gesti, di racconti. Gli adolescenti solitamente entrano in crisi con l’autorità e con le norme, per cui conviene stimolare le loro personali esperienze di fede e offrire loro testimonianze luminose che si impongano per la loro stessa bellezza. I genitori che vogliono accompagnare la fede dei propri figli sono attenti ai loro cambiamenti, perché sanno che l’esperienza spirituale non si impone ma si propone alla loro libertà. È fondamentale che i figli vedano in maniera concreta che per i loro genitori la preghiera è realmente importante. Per questo i momenti di preghiera in famiglia e le espressioni della pietà popolare possono avere maggior forza evangelizzatrice di tutte le catechesi e tutti i discorsi. Desidero esprimere in modo speciale la mia gratitudine a tutte le madri che pregano incessantemente, come faceva santa Monica, per i figli che si sono allontanati da Cristo. 

L’educazione alla fede è un cammino da fare insieme; le ricette non servono perché ogni figlio è diverso. E anche perché noi, come persone e come sposi, come madre e come padre, siamo diversi con ogni figlio. Un’attenzione particolare nel percorso di educazione alla fede è da porre con i figli adolescenti che stanno vivendo forti cambiamenti. In questa fase (detta, da un punto di vista piscologico, della “seconda separazione”, dopo la prima avvenuta orientativamente tra i 18 mesi e i 3 anni) i figli stanno cercando la loro identità e, per trovarla, devono in primo luogo “dirsi” che sono diversi dai loro genitori; devono, in questo senso, separarsi da loro. Da qui le inevitabili distanze (spesso conflittuali) che si esprimono anche nell’insofferenza verso l’autorità,  verso le regole; distanze dalle visioni della vita degli adulti, dai loro stili di vita; e quindi anche dalla loro fede. Mai come in questa fase è inutile imporre. Papa Francesco ci invita, invece di pre-occuparci dei nostri figli e della loro fede, di occuparci della nostra fede. Se la preghiera non è importante per noi, perché dovrebbe esserlo per i nostri figli? Se la nostra fede non è legata alla nostra vita quotidiana, non la nutre, non la rende bella, perché dovrebbe interrogare i nostri figli? Ecco che esperienze di reale ascolto, di semplice condivisione, di preghiera prima dei pasti, di accoglienza reciproca e di aiuto a persone in difficoltà, sono tutte occasioni perché lo Spirito nutra le nostre vite e quelle dei nostri figli.
Andrea Pozzobon e Daniela Bruniera