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Educare in famiglia - 31

Educare in famiglia - 31
 
289. L’esercizio di trasmettere ai figli la fede, nel senso di facilitare la sua espressione e la sua crescita, permette che la famiglia diventi evangelizzatrice, e che spontaneamente inizi a trasmetterla a tutti coloro che le si accostano, anche al di fuori dello stesso ambiente familiare. I figli che crescono in famiglie missionarie spesso diventano missionari, se i genitori sanno vivere questo compito in modo tale che gli altri li sentano vicini e amichevoli, e così che i figli crescano in questo stile di relazione con il mondo, senza rinunciare alla propria fede e alle proprie convinzioni. Ricordiamo che Gesù stesso mangiava e beveva con i peccatori (cfr Mc 2,16; Mt 11,19), poteva fermarsi a conversare con la samaritana (cfr Gv 4,7-26), e ricevere Nicodemo di notte (cfr Gv 3,1-21), si lasciava ungere i piedi da una donna prostituta (cfr Lc 7,36-50), e non esitava a toccare i malati (cfr Mc 1,40-45; 7,33). Lo stesso facevano i suoi apostoli, che non erano persone sprezzanti verso gli altri, reclusi in piccoli gruppi di eletti, isolati dalla vita della gente. Mentre le autorità li perseguitavano, loro godevano della simpatia di tutto il popolo (cfr At 2,47; 4,21.33; 5,13). 

La trasmissione della fede, l’evangelizzazione, la missione sono parole che da tempo sono oggetto di una “riduzione” di significato. Il rischio è che talvolta siano percepite come azioni che “prevaricano” l’altro: la trasmissione della fede come un riversare la nostra fede e i nostri valori nel “vaso vuoto” che è l’altro (spesso il figlio); l’evangelizzazione come indottrinamento; la missione come imposizione di una cultura sull’altra. Papa Francesco ci aiuta a riportare queste azioni in un orizzonte di senso amorevole, amichevole, espressione di vicinanza e misericordia. È l’amorevolezza che Gesù ha vissuto a dare loro pieno significato; Gesù condivide, ascolta e conversa, accoglie, tocca, abbraccia … Tutte le famiglie, in questo senso, sono chiamate ad essere missionarie, cioè sono chiamate a vivere e ad esprimere l’Amore di Gesù che è in loro; ma ogni famiglia è chiamata a farlo in una maniera particolare, specifica. Ecco allora che il nostro essere missionari a Km 0, attraverso la vicinanza, l’amicizia, l’apertura all’altro, è il nostro modo di evangelizzare, di trasmettere la fede. È il nostro modo di vivere l’amore (come uomo e donna, come sposi, come genitori, come parenti, come amici, come colleghi …) che può fornire ai nostri figli (e al mondo) una grammatica perché possano viverlo e testimoniarlo a loro volta. Una ricerca recente dell’Università Cattolica di Milano riporta una stretta relazione (non deterministica, ovviamente) tra i comportamenti “missionari” dei genitori e quelli dei figli. E sottolinea un particolare: tale relazione sembra più stretta se tali comportamenti sono espressi in particolare dalla figura paterna. Come a dire: servono una madre e un padre per educare alla missionarietà, con accoglienza e ascolto, ma anche con responsabilità, rispetto e senso della giustizia nei confronti degli altri e del creato. Le ultime tre righe del n. 289 sono, in un certo senso, un monito che papa Francesco ci rivolge: possiamo educare alla fede e alla missionarietà in molti modi, ma sicuramente non essendo “sprezzanti verso gli altri, reclusi in piccoli gruppi di eletti, isolati dalla vita della gente”.
Andrea Pozzobon e Daniela Bruniera