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Educare in famiglia - 32

Educare in famiglia - 32
 
290. «La famiglia si costituisce così come soggetto dell’azione pastorale attraverso l’annuncio esplicito del Vangelo e l’eredità di molteplici forme di testimonianza: la solidarietà verso i poveri, l’apertura alla diversità delle persone, la custodia del creato, la solidarietà morale e materiale verso le altre famiglie soprattutto verso le più bisognose, l’impegno per la promozione del bene comune anche mediante la trasformazione delle strutture sociali ingiuste, a partire dal territorio nel quale essa vive, praticando le opere di misericordia corporale e spirituale». Ciò va collocato nel quadro della convinzione più preziosa dei cristiani: l’amore del Padre che ci sostiene e ci fa crescere, manifestato nel dono totale di Gesù, vivo tra noi, che ci rende capaci di affrontare uniti tutte le tempeste e tutte le fasi della vita. Anche nel cuore di ogni famiglia bisogna far risuonare il kerygma, in ogni occasione opportuna e non opportuna, perché illumini il cammino. Tutti dovremmo poter dire, a partire dal vissuto nelle nostre famiglie: «Noi abbiamo creduto all’amore che Dio ha per noi» (1 Gv 4,16). Solo a partire da questa esperienza, la pastorale familiare potrà ottenere che le famiglie siano al tempo stesso Chiese domestiche e fermento evangelizzatore nella società.
 
In questo ultimo numero del capitolo settimo, papa Francesco ci riconduce ad un fondamento dell’esperienza cristiana e, in particolare, dell’esperienza di vita delle famiglie: la testimonianza sociale, l’apertura della famiglia alle altre famiglie, al povero, alla comunità non è un’aggiunta al Vangelo, cioè un momento successivo all’annuncio (kerygma), ma ne è il cuore. C’è un passaggio in Evangelii gaudium (177) molto chiaro: “Il kerigma possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri. Il contenuto del primo annuncio ha un’immediata ripercussione morale il cui centro è la carità”. Non c’è separazione, in questo senso, tra l’ascolto della Parola, l’accoglienza dell’Amore di Dio e le relazioni di reciprocità e di prossimità che viviamo in famiglia e con gli altri nella comunità. Non c’è separazione tra fede e vita. Non c’è separazione tra cammino spirituale e azione pastorale. Non può esserci separazione, né contrapposizione, tra essere “Chiese domestiche” ed essere “fermento evangelizzatore nella società”. Papa Francesco ci invita ancora una volta a dare forma alla nostra vita, al concreto vivente, non separando, ma accogliendo e affrontando le tensioni polari che nutrono la vita stessa: tra vita e fede, tra persona e coppia, tra coniugalità e genitorialità, tra famiglia e comunità, tra Chiesa e società, tra sposi e presbiteri. La soggettività delle famiglie nell’azione pastorale e sociale, in questo senso, è già Vangelo 
Andrea Pozzobon e Daniela Bruniera