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Educare in famiglia - 8

266. È necessario maturare delle abitudini. Anche le consuetudini acquisite da bambini hanno una funzione positiva, permettendo che i grandi valori interiorizzati si traducano in comportamenti esterni sani e stabili. Qualcuno può avere sentimenti socievoli e una buona disposizione verso gli altri, ma se per molto tempo non si è abituato per l’insistenza degli adulti a dire “per favore”, “permesso”, “grazie”, la sua buona disposizione interiore non si tradurrà facilmente in queste espressioni. Il rafforzamento della volontà e la ripetizione di determinate azioni costruiscono la condotta morale, e senza la ripetizione cosciente, libera e apprezzata di certi comportamenti buoni non si porta a termine l’educazione a tale condotta. Le motivazioni, o l’attrazione che proviamo verso un determinato valore, non diventano virtù senza questi atti adeguatamente motivati.



 Al numero 266 di Amoris laetitia troviamo quelle che sono state percepite come le parole slogan di Francesco, riferite allo stile familiare, fin dall’inizio del suo pontificato: “per favore”, “permesso”, “grazie”. Francesco ci sollecita a riflettere sull’importanza delle “buone abitudini”; per far sì che i valori si radichino nella coscienza e nei comportamenti quotidiani in maniera stabile e diventino virtù, è necessario che alcune semplici pratiche quotidiane non vengano trascurate, anzi vengano addirittura promosse con insistenza. Ecco allora che educare bambini, ragazzi e adolescenti (e, se serve, anche gli adulti) a chiedere premettendo “per favore” aiuta a non pretendere dall’altro, a superare logiche egoistiche, a promuovere comportamenti rispettosi dell’altro. Allo stesso modo chiedere “permesso” aiuta a rispettare lo “spazio” dell’altro e, più ampiamente, la sua identità; a non essere invadenti con parole e comportamenti. Dire “grazie”, ringraziare, essere grati, educa all’accoglienza, al dono. “Per favore, permesso e grazie” non sono in questo senso formule inutili o vuote formalità, ma sono quelle semplici modalità relazionali che fanno in modo che l’incontro con l’altro diventi sempre più una pratica fatta di ascolto, di riconoscimento, di rispetto, di dono. 
Andrea Pozzobon e Daniela Bruniera