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Il ministero della responsabilità condivisa

Un sacerdote diocesano recentemente ha scritto qui sulla Vita del Popolo che “… noi parroci ci vediamo spesso sommersi dal ruolo di gestori di un’agenzia di servizi religiosi che fornisce cerimonie e attività aggregative …”. Un titolo provocatorio e ad effetto su questo giornale gridava “Laici dove siete?”. Dai nostri sacerdoti sale potente una richiesta di aiuto che ha preso la forma della chiamata alla corresponsabilità dei laici nella gestione della comunità cristiana. In una famiglia la corresponsabilità è insita nel rapporto di coppia e il sacramento del matrimonio è il perno della responsabilità condivisa. Secondo me questa situazione è l’effetto del sovraccarico di funzioni, di “cappelli di comando”, che nel tempo sono stati posti in capo ai parroci: tanti anni fa c’erano comunità parrocchiali relativamente piccole all’interno delle quali tutti si conoscevano e il sacerdote era l’indiscusso pastore, in alcuni casi un vero e proprio “parroco – padrone” così come lo schema famigliare ordinario dava al maschio un ruolo preminente che sfociava a volte nella figura del “padre – padrone”. Adesso i sacerdoti sono a capo di più parrocchie, i cappellani e altro personale consacrato a tempo pieno è ridotto al minimo, la quantità di persone con cui sono chiamati rapportarsi è diventato enorme e ingestibile, le responsabilità sono cresciute a dismisura vedi la sicurezza nelle strutture parrocchiali, la presidenza delle scuole materne (sono degli imprenditori a tutti gli effetti di legge), l’organizzazione del catechismo (una scuola anche se informale) e non da ultimo la cura e la custodia dei beni architettonici e culturali delle chiese. Inoltre, ormai molti dei parroci sta traguardando la pensione, con nuovi equilibri ecclesiali. La chiamata alla responsabilità condivisa è quindi una transizione verso un coinvolgimento attivo della comunità nel quale tutti, compreso il parroco, sono gregge del pastore Gesù, ognuno con il suo specifico ruolo. San Paolo (Rm 12, 10) invita i membri della comunità cristiana ad avere i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri e a non nutrite desideri di grandezza. Siamo tutti chiamati a volgerci a ciò che è umile e a non stimarci sapienti da noi stessi. Nelle nostre attuali famiglie la chiamata è la medesima, siamo invitati ad armonizzare nella pari dignità il maschile e il femminile e ad accogliere i figli così come sono, anche ben diversi da come li desideriamo. Nella Chiesa Universale e, nel nostro piccolo anche in diocesi attraverso il Sinodo in corso, si sta cercando di trovare la quadra condividendo alcuni “cappelli” del sacerdote con laici formati. In questo processo di condivisione delle responsabilità nella chiesa forse per i laici è più facile perché si tratta di traguardare a corresponsabilità il ruolo di supplenza già in parte in atto e perché processi analoghi sono in atto nelle famiglie e nel mondo del lavoro; per i documenti “formali” della chiesa l’individuazione del nuovo ruolo del parroco e soprattutto dei nuovi ruoli dei laici è ancora una materia di riflessione e di studio che richiederà tempo e volontà 
Carlo Casoni