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Integrare tutti

Il capitolo ottavo dell’esortazione sull’amore in famiglia contiene l’argomento più discusso all’interno dei mezzi di comunicazione e di vari ambienti ecclesiali: la possibilità di accedere ai sacramenti da parte di coloro che si trovano in “situazione irregolare” rispetto al matrimonio. Come si è visto in precedenza, tale questione non è il tema centrale di Amoris laetitia e può essere interpretato in modo corretto solo a partire dai capitoli precedenti e, in particolare, dalla visione di amore e di sacramento proposta. Un’ulteriore riduzione è pensare in modo frettoloso che il capitolo ottavo sia centrato sulla possibilità di “dare o meno la comunione” a chi vive un secondo matrimonio. Già il titolo segnala che la prospettiva è un’altra: “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità”, ripresa poi dall’inizio di uno dei primi paragrafi: «Si tratta di integrare tutti» (297). L’obiettivo del capitolo, pertanto, non è valutare l’accesso ai sacramenti, ma «aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”» (297). La questione in gioco è la partecipazione alla vita della comunità. A conferma di questo, inoltre, è affermato chiaramente che non ci si riferisce «solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino» (297). 
In questo modo, mentre la Chiesa accompagna «con attenzione e premura i suoi figli più fragili, segnati dall’amore ferito e smarrito» (291), essa stessa viene stimolata a tornare al centro della «missione di annunciare la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo» (309). Infatti, «due logiche percorrono tutta la storia della Chiesa: emarginare e reintegrare. La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero. Perché la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita!» (296).
Don Francesco Pesce