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L’amore non solo sentimento, ma ragione, volontà, scelta

“le sue vampe sono vampe di fuoco una fiamma divina” Ct 8, 6

Siamo arrivati così al capitolo 8 che conclude il Cantico. Forse i versetti più conosciuti, i più praticati anche liturgicamente, celebrati nei matrimoni nelle nostre comunità. Brano intenso seppur breve, ma denso e profondo, nel quale viene messo in primo piano l’Amore con il suo potere, che assume tratti divini. L’amore umano traboccante dell’Amore di Dio, dono che ha voluto dare alla nostra pochezza, ha voluto farlo trasparire nelle nostre povere membra che con esso sanno ormai di eterno. 

“Chi sta salendo dal deserto appoggiata al suo amato?” Il brano ha inizio con l’immagine del deserto, che nella tradizione biblica è associato alla morte, alla povertà di mezzi, alla prova. Bene, la donna, protagonista indiscussa del Cantico, esce appoggiata al suo amore. Dal luogo che rappresenta le difficoltà, le incomprensioni, il rinchiudersi in se stessi, la coppia risale insieme, l’una appoggiata all’altro superando la morte per andare verso la vita. Questo appoggiarsi l’uno all’altra è una immagine che svela ancora una volta la complementarietà dei due, e la reciproca dignità nella parità dei coniugi che hanno ugualmente bisogno l’uno dell’altra per poter trovare felicità. La bellissima immagine dei due angeli con una sola ala, ci può aiutare a sottolineare il concetto: senza l’altro non esco dalle mie incompletezze, senza l’ala che l’altra possiede non possiamo volare liberi, fuori dal pericolo. 

“Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio” Il sigillo: strumento in metallo o pietra che serviva per autenticare un documento. Con il sigillo uno poteva farsi identificare, di conseguenza veniva sempre portato con sé per farsi riconoscere. Veniva portato al dito o sul braccio, era dunque un oggetto prezioso, tenuto con cura ed attenzione. Il sigillo dunque, incarna e dice l’identità, l’origine della persona. La donna chiedendo al suo amato di porla come sigillo, chiede di poter essere identificata nella persona dell’amato stesso, che a sua volta troverà in lei la sua piena identità, come in Genesi 2, 24: “Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne”. “Sigillo sul tuo cuore”. Sappiamo che nella bibbia il cuore non è solo un’immagine letteraria che simboleggia sentimenti o emozioni ma si riferisce principalmente alla persona nella sua totalità. Il cuore è il luogo da dove scaturiscono pensieri, sentimenti intimi, progetti, razionalità, autenticità, comportamenti, per sintetizzare potremo dire la nostra coscienza. Quindi l’amore non solo come sentimento, che finche c’è tutto va bene e quando non c’è più ognuno per la sua strada, ma si esprime collegato alla ragione, alla volontà, a un progetto, a una scelta reciproca per l’altro/a. Questo amore umano, esclusivo, che si spende per l’altro/a, rivela qualcosa del mistero di Dio. La vita di coppia va quindi ragionata, pensata nella cura reciproca. L’amore per l’altro/a non deve essere abbandonato a se stesso, lasciandoci vivere senza prospettive come se il rapporto si sostenesse da sè. Ha bisogno di connessione, di volontà creativa per far sì che i due si cerchino, si incontrino, si riconoscano e si amino con tutto il cuore, ossia con tutto se stessi.  

La relazione così vissuta con intensità esclusiva, non ha paura neanche della morte. “Forte come la morte è l’amore”. L’amore e la morte, due forze che si contrappongono, ognuna delle due mette alla prova l’altra, una sfida a braccio di ferro per decretarne il vincitore. Nonostante questa lotta sappiamo che l’Amore è tra i due il più forte, infatti il testo afferma: “Le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!” L’Amore è più forte perché Dio è Amore, e ogni coppia che lo vive sperimenta Dio. Dio è più forte e l’ha dimostrato attraversando la morte con la sua umanità vissuta in Gesù. Ha reso così più forte della morte anche la nostra umanità, il nostro amore umano, che partecipa della forza stessa di Dio, che è il Vivente per eccellenza. Le nostre esperienze di vita assieme, possono a volte essere scolorite, insignificanti e del tutto terra, terra. Eppure, anche se ferite, acciaccate, traballanti, hanno valore perché vivificate dall’amore reciproco che rivela la bellezza del mistero di Dio. E allora vedete, lavare i piatti o accudire i figli, fare la spesa al supermercato, massaggiare la schiena al marito o le gambe alla moglie, sono gesti altamente spirituali, perché sappiamo per chi si fanno e perché si fanno. La cura della relazione è altamente spirituale e quindi è importante trovare dei tempi da vivere in coppia ogni settimana, dove fare qualcosa assieme e non tornare a parlare come al solito dei figli, del lavoro, dei conti da pagare, ma scendere in profondità comunicandosi i pensieri, le emozioni che ci abitano.  Gli sposi cristiani non hanno bisogno di lunghi ritiri o preghiere, (o meglio, sì anche questi, qualche volta e a loro misura…) per vivere la loro spiritualità e preghiera. La loro spiritualità passa attraverso ogni loro atteggiamento e attenzione vissuta con amore gratuito l’un per l’altra, la loro preghiera sono tutte le azioni che si fanno per chi si ama donandole a Dio come offerta a Lui gradita.  “Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale”. Rm 12, 1. 

Pregate assieme con il salmo 127
Lorella e Bruno Nardin