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L’equilibrio del desiderio

“Avete visto l’amato dell’anima mia?” Ct 3,3

Ancora presente in questi primi versetti del cap. 3, è il tema della ricerca dell’amore, e dell’angoscia provata nel non riuscire subito a trovarlo, vederlo, toccarlo. Ci torna in mente una delle protagoniste che in questi ultimi giorni passati, giorni della festa grande del Risorto, ci accompagna: Maria Maddalena, figura tipica dell’anima che cerca lo Sposo, (Gv 20 ,13). Sconcertata dopo aver visto la tomba vuota, lei si dispera perché non trova il Maestro.
“Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amato del mio cuore; l'ho cercato, ma non l'ho trovato”.
Non trovare più l’altro, è principio di sorpresa, poi di preoccupazione; a volte succede nel buio, allungare la mano e non trovare il corpo dell’amato/a, non sentire il suo calore, il suo respiro, è fonte di sgomento: “Ma dove sarà?” L’amore per l’altro, che non è presente, fa nascere nell’animo delle piccole nostalgie, e il preoccuparsi subito della sua assenza, mette a nudo il fatto indelebile del mio non bastare a me stesso, che mi fa mettere in cammino per cercare l’altro da me. Nasce il desiderio di ritrovarlo e di farlo presto. In questo notiamo come l’esperienza d’amore di due sposi, richiama chiaramente l’esperienza di ogni persona, che nel profondo del cuore ha iscritta la nostalgia di Dio, e il non bastare mai a noi stessi ne è la prova.
“Quando trovai l'amato del mio cuore. Lo strinsi fortemente e non lo lascerò”
Il desiderio di cercarsi sempre, tra uomo e donna, fa crescere un equilibrio, un dinamismo che ti porta, ogni volta che ci si ritrova, a scoprire l’altro diverso, nuovo, inaspettato. Accompagna te ad essere diverso/a per essere migliore. Con il passar del tempo poi, il desiderio dell’altro non diminuisce ma evolve, ti porta a voler scoprire cose ancor più profonde per una conoscenza non solo dei corpi. Siamo esseri desideranti, così ci ha voluti Dio, soggetti mossi dal soffio vitale dell’amore che ci mette in movimento, in tensione essenziale verso l’altro, verso la relazione. Da dove arriva questo desiderio?  Nasce dalla nostalgia, detta prima, che è figlia però, prima di tutto, di una mancanza, di quel senso di incompiutezza che ci abita, che ambisce a ben altro. Non solo ed esclusivamente soddisfacimento immediato di un bisogno o di una pulsione dell’istinto, ma movimento vitale che ci porta verso tutta la realtà dell’altro, ma anche oltre, in un dinamismo che tende alla trascendenza. Non a caso, nell’amplesso amoroso, carico di tenerezza e passione donate, si può percepire, nell’estasi dei corpi, uno sprazzo di Paradiso, un già e non ancora che vibra nei nostri sensi. Questo è dono grande di Dio!
“Non scuotete dal sonno l’amore, finché non lo desideri”
Senza la relazione d’amore la coppia muore. È per questo che la temporanea non presenza dell’altro/a alimenta il materializzarsi, nella mente e nel cuore, di ciò che lo caratterizza. Il suo sorriso, le sue mani, il suo abbraccio, la sua attenzione, i suoi gesti di servizio, la sua cura per noi. Il ricordo e il pensiero dell’altro/a lavorano nel nostro animo, fino a farci capire e sperimentare che il proprio bene si realizza nel bene dell’altro/a, nel raggiungimento della sua felicità che diventa la nostra. C’è sempre il pericolo che il desiderio sia vissuto come accaparramento dell’altro/a, come pure esiste la possibilità che il desiderio sia represso, perchè nasce dalla paura del giudizio dell’altro o della sua opinione su di noi. Ecco che i due sperimentano la forza di essere “una carne sola”, essere comunione: nel “Noi coniugale”, a partire dalla relazione profonda che si alimenta nel dialogo sincero e rispettoso, nell'intimità e nella condivisione della propria vita. É questa la forza che sorregge le fatiche di ogni coppia, che permette di affrontare le sfide di un amore umano che non può comunque trincerarsi tra le mura domestiche, ma che deve esprimere a tutti la sua bellezza divina. Pena la sua fine.

Per l’ascolto e la preghiera in coppia:
Trovate del tempo per voi, datevi un appuntamento. Un luogo sufficientemente tranquillo della casa, che permetta di sostare dalla routine quotidiana, per poter gustare la gratuità del dono reciproco. Potete farvi aiutare anche da una immagine, un’icona, oppure la bibbia aperta o il crocifisso, accanto ad un segno di luce come un cero o candela.  Dopo avervi fatto il segno di croce, e aver ascoltato il brano assieme, rileggete con calma il testo personalmente, 15/20 minuti.

Poi potrete chiedervi: Quale parola o frase ha attirato la mia attenzione? Cosa potrebbe dire alla mia vita questa Parola? Quale messaggio mi sembra emerga per noi due e il nostro amore? Rivolgete al termine, una preghiera al Signore che parta dalle vostre riflessioni appena scambiate. Se volete, potete terminare recitando assieme il salmo 127 (canto delle ascensioni). Al termine tracciate il segno di croce sulla fronte del vostro coniuge.
Lorella e Bruno Nardin