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La progressiva integrazione dei doni di Dio

Riprendendo questa rubrica dopo la pausa estiva, ricordiamo che nei precedenti numeri abbiamo messo a fuoco il significato del termine ‘spiritualità’ e posto l’attenzione sulla sua sorgente battesimale. Abbiamo poi accostato la spiritualità coniugale dalla prospettiva della reciproca accoglienza, offerta e ricevuta, nel contesto del rito matrimoniale e che per gli sposi è connotata dalla differenza sessuale. Abbiamo visto anche come il rito ricollochi gli sposi nella loro identità creaturale che, se accolta come un dono, rende possibile la reciproca appartenenza nella scoperta dell’appartenenza a Dio.



In questo modo abbiamo posto attenzione al Dono di Dio, che costituisce il fondamento e la possibilità di una spiritualità coniugale. Il Dono di cui parliamo non è una ‘cosa’ che si aggiunge alle altre ‘cose’ della vita. Non è nemmeno semplicemente una ‘forza’ che si aggiungerebbe alla buona volontà degli sposi. Il Dono è Gesù risorto, vivo nel suo Spirito Santo, che gli sposi riconoscono presente nelle profondità del loro amore e dal quale liberamente decidono di farsi accogliere e rigenerare. Attraverso Gesù si lasciano accogliere ancora una volta - diventandone partecipi con la loro storia - nella grande storia di amore di Dio con gli uomini, culminata proprio in Gesù e nel suo modo di amare “fino alla fine”, di cui sono costituiti immagine e segno con il matrimonio. 



Se dunque il dono di Dio è la persona viva di Gesù e se esso consiste nella partecipazione degli sposi ad una Storia di salvezza in atto, allora il sacramento del matrimonio non pone gli sposi in una condizione statica, in una forma già data, ma dentro una dinamica che progredisce in modo circolare nel riconoscimento, ogni volta più profondo, del dono, e nella sua accoglienza attraverso una risposta sempre più libera che gradualmente li trasforma. Amoris Laetitia usa spesso espressioni che indicano un cammino, uno sviluppo e una crescita: citando Familiaris Consortio, al n. 122 dice che «il matrimonio come segno implica un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio…» e al n.295 aggiunge «… e delle esigenze del suo amore definitivo ed assoluto nell’intera vita personale e sociale dell’uomo». Il papa presenta questa visione come un passaggio decisivo e non nasconde che come Chiesa «abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti …» (AL 37). 



La spiritualità coniugale può essere dunque espressa come il cammino progressivo della libertà e della coscienza per integrare nella propria vita di coppia la Vita divina, già donata nel battesimo e attivata in modo sponsale nel matrimonio, godendone ed esprimendone i frutti in modo sempre più visibile e fedele.
Don Tiziano Rossetto