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Lavoro e famiglia - Prima Riflessione

Iniziamo una nuova rubrica, sull’onda lunga del tema del nostro inserto, per una riflessione legata a come noi (intesi non solo come cristiani ma uomini di buona volontà) possiamo (dobbiamo?) fare del nostro meglio per cambiare la società dove viviamo partendo, proprio, dagli ambienti che abitiamo.
Da dopo il COVID il mondo del lavoro, e anche la sua percezione, è cambiata in modo sottilmente evidente e non passa giorno, ormai, che anche sui media nazionali, e non solo, si affronti il tema della socialità e del lavoro. Con questa nostra modesta riflessione vogliamo affrontare il tema del “lavoro” dal punto di vista che ci è più congeniale ossia dal punto di vista “nuziale”. Cercheremo di spiegare meglio nel seguito cosa intendiamo con questa parola in questo contesto.
Queste riflessioni vorrebbero essere anche trampolino di lancio per un dialogo con i lettori, per ascoltare non solo esperienze ma anche suggerimenti, critiche o idee. Quindi, fin d’ora, vi proponiamo di inviarci le vostre riflessioni all’indirizzo mail “istituzionale” di questo inserto: vitainfamiglia@diocesitreviso.it
Detto questo, sono necessarie alcune premesso per poter “centrare” il bersaglio che ci siamo dati:
noi non siamo esperti economisti e non abbiamo – né proponiamo – soluzioni immediate e “pratiche” per il difficile periodo storico di “crisi” che stiamo vivendo. Ci interessa indagare il rapporto fra matrimonio e lavoro. Ci interessa lanciare un “laboratorio”. Certamente daremo dei riferimenti pratici ma ci interessa anzitutto fondare una buona teoria (o meglio teologia) del lavoro/matrimonio. Non c’è nulla di più pratico di una buona teoria. A partire da fondamenta ben piazzate è possibile costruire una buona prassi, un agire buono. Ci rendiamo conto che il tema è sconfinato, trasversale ed attualmente anche cruciale. Questo giustifica in parte la nostra inadeguatezza. Però – pur essendo così vasto – “tocca” ognuno di noi in prima persona. E ci tocca in maniera drammatica. Suscita quindi una ridda di domande, questioni irrisolte, di sofferenze, di giudizi, etc. In questa sede vi chiediamo uno sforzo per evitare risposte immediate.  Questo ci sembra necessario per discernere una risposta cristiana che questo tema esige. Siamo qui per questo: cercare una risposta cristiana e più precisamente all’interno dello stato di vita (cristiano) che ci è proprio, ossia il matrimonio. Nella nostra indagine (circa rapporto fra matrimonio e lavoro) ci avvalleremo dell’aiuto del Magistero e della Sacra Scrittura. In particolare, ci riferiremo a due autorevoli testi magisteriali:
Laborem Excersens (LE nel seguito) – Giovanni Paolo II – 1981 reperibile al sito: https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_14091981_laborem-exercens.html  
Caritas in Veritate (CV nel seguito) – Benedetto XVI – 2009 reperibile al sito https://www.vatican.va/content/benedict-xvi/it/encyclicals/documents/hf_ben-xvi_enc_20090629_caritas-in-veritate.html
Ambedue i testi affrontano esplicitamente il tema del lavoro come dottrina sociale della Chiesa. Mentre LE si riferisce più specificatamente al senso ed al fine del lavoro strettamente inteso, CV è un insegnamento molto più ampio che tratta economia, società, etc. È appena il caso di sottolineare che CV è stata pubblicata in tempo di crisi proponendosi come orientamento cristiano su come intendere lavoro, società, economia, impresa, etc. CV suscita una ampia riflessione perché questa crisi sia occasione di un progresso rettamente inteso. Per comprendere i passaggi che faremo in questa rubrica ne consigliamo la lettura.
Aspettiamo feedback, buona lettura.

Paolo Moro