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Lavoro e famiglia - Seconda Riflessione

Nello scorso inserto abbiamo iniziato questa rubrica proponendo una lettura delle due Encicliche di Papa Giovanni Paolo II (la Laborem Excersens (LE nel seguito del 1981) e di Papa Benedetto XVI Caritas in Veritate (CV nel seguito del 2009). Lo scopo è di trovare una connessione tra lavoro e matrimonio, lavoro e famiglia.
Potrebbe sorgere una domanda… Quanto ci proponiamo è pura forzatura? È una nostra precisa decisione, magari obbligata dal titolo dell’inserto, quella di “leggere” il lavoro dandogli una chiave di lettura forzatamente legata alla famiglia e/o al matrimonio?
In tutta sincerità pensiamo proprio di no!
Prima di rispondere facciamo una considerazione. Molto spesso nei corsi prematrimoniali o nei gruppi famiglie si approccia il tema del lavoro. Perché? Sicuramente perché ne avvertiamo l'importanza, anzi la necessità, ma la nostra presa sul tema non ci sembra affatto solida. Intendiamo dire che appare del tutto “slegata” dall’essere degli sposi cristiani nel sacramento del matrimonio. Quindi perché inserirla nelle riflessioni di questo inserto, che vorrebbe essere anche strumento da utilizzare nei gruppi famiglia, tra sposi?
In sostanza il tema del “lavoro” appare sempre come una sorta di causa estrinseca che influisce sulla vita della coppia/famiglia solo perché la “investe”.
Ne deriva il tipico approccio “è importante discutere del lavoro perché: molte coppie vanno in crisi a causa delle ambizioni professionali di uno dei due, le tensioni lavorative vengono riportate in famiglia e quindi vanno gestite, etc. etc.”
Non sappiamo come chiamare questo approccio (psicologico, relazionale), ma certamente non partecipa (non è parte) di ciò che professiamo essere la buona novella sulla coppia.
Cosa c'entra, infine, il lavoro con il sacramento del matrimonio?
È davvero solo una sorta di "ineludibile affezione esterna"?
È davvero una realtà/dinamica sociale ab-soluta[1] dotata di una propria evoluzione e che non ha nulla a che spartire con il matrimonio (se non che per il mero fatto che investendo tutta la società investe anche la famiglia)?
Dio e la coppia davvero non c’entrano niente con il lavoro?
La lettura biblica sembra dire – semmai – il contrario. 
Leggiamo quindi alcuni passi di Genesi, di ciò che era in principio, di cosa Dio – nella rivelazione cristiana – aveva progettato come archetipo, come modello.
La lettura di Genesi che faremo è ricavata da LE, anche se quanto segue è più specificatamente orientato alla tesi inizialmente posta.
Il lavoro prima del peccato originale.
Il lavoro esiste anche prima del peccato originale, quindi fa parte della natura (anche quella “non caduta”) dell'uomo. Più precisamente questa istituzione divina è immediatamente seguente la creazione dell'uomo/donna, anzi quasi contestuale, tanto che appare difficile – dal testo – scinderlo.

Gn 1, 26-31
E Dio disse: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra".
Dio creò l’uomo a sua immagine;
a immagine di Dio lo creò;
maschio e femmina li creò.
Dio li benedisse e disse loro:
"Siate fecondi e moltiplicatevi,
riempite la terra;
soggiogatela e dominate
sui pesci del mare
e sugli uccelli del cielo
e su ogni essere vivente,
che striscia sulla terra".
E Dio disse: "Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde". E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.


[1] Etimologicamente il termine “assoluto” deriva dal composto latino ab+solutus che significa “sciolto da”. Indica quindi una realtà indipendente e autonoma, appunto perché "sciolta da" ogni altra, non relativa ad altro che sé stessa.
Paolo Moro