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Rischia di spegnersi l’amore che non cresce (AL 134)

Riattivando dopo l’estate questa rubrica, abbiamo mostrato che secondo Amoris Laetitia (AL) la spiritualità coniugale è dinamica, come un «cammino di progressiva integrazione dei doni di Dio» (122). I «doni di Dio» sono espressione del Dono, che è all’origine del cammino degli sposi e che lo rende possibile: è «il dono dell’amore divino che si effonde sugli sposi» e che al tempo stesso «è un appello ad un costante sviluppo di questo regalo della grazia». (134)
Carità coniugale. Quando l’amore di Dio, come «regalo della grazia» è liberamente accolto dagli sposi nel sacramento del matrimonio, prende forma e si esprime in loro come carità coniugale: «Essa è l’amore che unisce gli sposi, versato dallo Spirito Santo. è il riflesso dell’Alleanza indistruttibile tra Cristo e l’umanità, culminata nella dedizione sino alla fine, sulla croce; (…) è la pienezza a cui l’amore coniugale è interiormente ordinato» (cf 120).
L’amore cresce. La carità coniugale è sempre presentata, da AL, in termini dinamici di crescita, affermando con chiarezza che «l’amore che non cresce inizia a correre rischi» (AL 134) e che «l’acqua stagnante si corrompe, si guasta (...). Quando la vita dell’amore ristagna, smette di essere in movimento, cessa di avere quella sana inquietudine che la spinge in avanti, (…) quella [speranza] che mette in moto ogni aspettativa per mantenersi in un cammino di crescita» (219). 
Coltivare il sogno … L’amore può crescere se è attratto da un orizzonte promettente e affidabile verso cui orientare la propria speranza: «promettere un amore che sia per sempre, è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata» (124). Al contrario, «quando in una famiglia si perde la capacità di sognare, i bambini non crescono e l’amore non cresce, la vita si affievolisce e si spegne» (169). 
… che non è perfezione ideale. Per AL il sogno non va confuso con un ideale astratto di perfezione, che toglie valore alla vita ordinaria e dunque toglie concretezza all’amore: «Non fanno bene alcune fantasie su un amore idilliaco e perfetto, privato in tal modo di ogni stimolo a crescere» (135). Anche un’idealizzazione eccessiva del matrimonio, «soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il esso sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario» (36). 
Una tensione sana. In una spiritualità coniugale sana, «contemplare la pienezza che non abbiamo ancora raggiunto ci [aiuta a] smettere di pretendere dalle relazioni interpersonali una perfezione, una purezza di intenzioni e una coerenza che potremo trovare solo nel Regno definitivo e ci impedisce di giudicare con durezza coloro che vivono in condizioni di grande fragilità. Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante» (325).
Custodire, non conservare. Qualcuno invece, confonde la sicurezza e la solidità del matrimonio con una ripetizione senza vitalità e una conservazione degli equilibri esistenti, senza il rischio dell’autenticità. Nella vicenda degli sposi, invece, il vincolo matrimoniale trova nel tempo «nuove modalità ed esige la decisione di riprendere sempre nuovamente a stabilirlo. Non solo però per conservarlo, ma per farlo crescere. È il cammino di costruirsi giorno per giorno. Ma nulla di questo è possibile se non si invoca lo Spirito Santo, se non si grida ogni giorno chiedendo la sua grazia» (164). 
Don Tiziano Rossetto