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Rut e Boaz: l’amore che ricomincia

Il libro di Rut è una storia familiare, ma soprattutto una storia di donne sole, amiche, straniere, migranti e in cammino. Le relazioni sono profondamente ferite dalla miseria e dalla morte dei mariti. All’inizio del libro ci si presentano Noemi e suo marito Elimelech. Sono di Betlemme, dove una terribile carestia ha reso impossibile trovare cibo. Così hanno preso i loro due figli e sono andati a Moab, una terra straniera dove credevano di poter sopravvivere. Sfortunatamente, Elimelech muore poco dopo l’arrivo a Moab. Passano parecchi anni e i figli di Noemi sposano Ruth e Orpa, due donne del territorio circostante. Ma, prima che possano avere bambini, anche i suoi figli muoiono. Noemi, Ruth e Orpa sono lasciate sole senza mariti né figli.
Noemi è in lutto e, riconoscendo il suo stato di vedova, decide di tornare a Betlemme dove c’è la famiglia di suo padre e dove spera di trovare cibo. Consiglia le sue nuore di fare lo stesso, di ritornare dalle loro famiglie. Sa di non poter offrire loro alcun aiuto in quanto donna e teme che lei sarà solo un peso. Ma Ruth non può sopportare di farlo. Così, nonostante il viaggio sia incerto, Noemi e Rut si mettono in cammino insieme. Ci colpisce qui come Noemi abbia la capacità di ricominciare, di rialzarsi e di guardare avanti. In quel tempo le donne non avevano voce e il loro valore era legato al marito e al numero di figli. Nonostante tutto, anche se sole, decidono di proseguire. 
Orpa, invece anche ragionevolmente, torna a casa. Certo tornare indietro è più facile, non ci si espone all’incertezza. Non tutti sono fiduciosi, rimettersi in gioco ossia ricominciare, mobilita molta energia e ci si espone al giudizio degli altri. Nella vita quotidiana possiamo osservare molte persone lamentarsi del proprio lavoro e della propria relazione affettiva e poi constatare che anche davanti a una nuova possibilità si preferisce la rinuncia.
Rut e Noemi fanno alleanza tra loro, sono capaci di amicizia e si aiutano vicendevolmente. Noi pensiamo al riguardo che le relazioni amicali a volte siano sottovalutate, soprattutto dalle donne, mentre costituiscono la base sicura nei periodi più difficili. La persona resiliente ha infatti la capacità di non focalizzarsi su un unico progetto, ma di averne di minori e di differenziare le proprie relazioni.
Rut è più giovane, sente accoglienza da parte di Noemi e insieme sono capaci di tagliare con il passato che è la condizione necessaria per guardare il futuro. Infatti noi costatiamo come le persone a volte invece non siano in grado di lasciare, per proseguire. Chiudere invece con il passato libera energia e crea la situazione per la realizzazione dei propri progetti. Bisogna saper accettare l’incertezza per guardare avanti. Il cambiamento non è mai facile da affrontare e anche l’errore che ci fa cadere, a volte ci fa innamorare della pietra dove siamo inciampati. 
La vicenda biblica continua mostrandoci come, senza entrate economiche e sostentamenti, Ruth un giorno esca di casa per raccogliere i cereali lasciati dai lavoratori dei campi. La Legge di Mosè, come rete di sicurezza sociale, aveva ordinato ai mietitori di lasciare alcuni cereali nei loro campi, in modo che i poveri potessero raccogliere cibo. Apparentemente per caso, Ruth si ritrova a raccogliere cereali, nei campi di un ricco proprietario terriero, di nome Boaz. Tra i due nasce una storia d’amore. 
L’incontro tra Boaz e Rut pone in risalto il bisogno di occuparsi delle ferite dell’altro. Noi ci rendiamo conto qui come sia quando siamo in difficoltà che possiamo incontrarci e guardare con misericordia le nostre ferite. Invece spesso nella nostra vita siamo alla ricerca della nostra perfezione e della perfezione dell’altro; tutto questo è di grande ostacolo all’incontro con l’altro e con la sua vulnerabilità.
Noi vediamo che le ferite, le esperienze passate e i conflitti familiari rendono complesso creare nuove relazioni ed è per questo che bisogna “lavorare” per essere persone migliori. A volte in alcuni nostri incontri di fronte a legami spezzati o a storie fallimentari, abbiamo sentito dire: “oramai…”. Ma per ricominciare o per ri-trovarsi, è necessario abbandonare proprio parole come “oramai” o “mai più” e sostituirle con “ricomincio”.
La Bibbia infatti narra la storia di nuovi inizi a tutte le età, di nuove possibilità e delle seconde volte. Così la storia di Rut e Noemi ci narra di un Dio che, come lo definisce la teologa Livia Maggi, è il “Ricominciatore”. Colui che si ostina a tenere aperta una storia anche quando questa rischia di chiudersi. Egli è colui che sollecita la ripresa. Dio, il “Grande Ricominciatore”, ci rivela che la vita, pur nella sua fragilità, può essere aperta, sollevata, rimessa in piedi. Ci sono relazioni infrante, fiducie tradite, disperazioni paralizzanti, ma il fallimento non è l’unica risposta possibile. Di fronte agli errori o alle vicende tristi della vita, ci viene detto con forza di non lasciarsi cadere le braccia, ma piuttosto di chiedersi che cosa ci viene permesso di imparare attraverso quanto ci succede,sostituendo la domanda «perché mi accade questo?» con «che ci faccio con questo che mi accade?».
Donatella e Giancarlo (Famiglie del Movimento francescano fraternità familiari di Camposampiero)