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Salomone e la regina di Saba: una relazione speciale

Gerusalemme, la terra del vicino Oriente dove si svolge la vicenda descritta nel Primo Libro dei Re intorno al X sec. a.C., è una terra florida nella quale regna un clima di giustizia e prosperità. Il sovrano del tempo è Salomone, il quale divenuto re, si reca a Gabaon per offrire sacrifici e qui gli appare Dio che gli chiede cosa vuole. Questi risponde: “Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male” (1Re 3, 9). Con questo cuore intelligente Salomone fa fiorire il suo Regno e gode della benevolenza di Dio (1Re 3,10-15).  
Le notizie della giustizia e della magnificenza che si respirano in quella regione travalicano i confini e giungono fino alla terra di Saba, un tempo prosperosa città nella zona dell’Arabia Sud Occidentale in corrispondenza dell’attuale Yemen, regione poi denominata dai Romani Arabia Felix per la sua fertilità e ricchezza. Qui regna una sovrana di cui la Bibbia non riporta il nome, ma la identifica con il ruolo che riveste: la Regina di Saba, nobile quindi, ricca, bella ma inquieta, carica di domande, desiderosa di capire la vita, il mondo, in perenne ricerca di ciò che è giusto e vero. Questi suoi interrogativi la rendono attenta a qualsiasi evento gli si presenti che possa contribuire a saziare la sua sete di conoscenza. Nell’udire dai mercanti di ritorno da Gerusalemme certe notizie che riguardavano il sovrano del popolo di Israele, un certo Salomone, di cui si narrava la proverbiale saggezza, si mise in viaggio, racconta la Scrittura, per “metterlo alla prova con enigmi” (1Re 10,1). Un cammino lungo più di tremila km per incontrare uno a cui consegnare le molteplici domande che sorgevano nella sua mente!
Da Regina “arrivò in Gerusalemme con ricchezze molto grandi, con cammelli carichi di aromi, d'oro in grande quantità e di pietre preziose” (1Re 10, 2), ma portò soprattutto gli interrogativi che abitavano il suo cuore. Dopo che Salomone rispose a tutti i suoi quesiti e dopo “…averne ammirato la sapienza e aver visto con i suoi occhi” la bellezza di cui traboccava ogni particolare della Reggia - dai cibi della sua tavola agli alloggi della servitù – ella “ne rimase incantata” (1Re 10, 4). Quel Re curava tutto con la luce della saggezza e ciò lo si respirava nell’aria, nelle persone, nelle cose. Lui aveva coltivato la Sapienza, secondo quando dice la Scrittura: “La preferii agli scettri e ai troni e stimai le ricchezze un nulla di fronte a lei, a cui non paragonai la pietra più preziosa” (Sap. 7, 8).
Possiamo immaginare quale profonda condivisione si sia istaurata fra i due sovrani ponendosi entrambi con umile lealtà a servizio degli interrogativi, dai più pertinenti al gestire un regno ai più intimi, che nascono nel cuore umano. La Regina confessò di aver dubitato all’inizio della sapienza del Re, ma poi, dopo tutto quanto stava vedendo con i suoi occhi, di aver fugato ogni dubbio al punto da veder superati di gran lunga i racconti su di lui giunti fino al suo Regno. 
Appagata e non umiliata nella sua sete di sapere - il Talmud recita: “Meglio bruciare la Torah, che trasmetterla alle donne” (Sota III, 4) e lei era pur sempre una donna anche se Regina –, grata dell’accoglienza e confermata nella sua ricerca della verità e della giustizia esplode in una lode: “Beati i tuoi uomini e beati questi tuoi ministri, che stanno sempre alla tua presenza e ascoltano la tua sapienza!” (Cronache 9, 7). Parlando di loro, afferma quale grazia è stata anche per lei essere alla presenza di Salomone, quali benefici ha portato nel suo cuore finalmente in pace, quel lungo viaggio attraverso terre lontane. 
Viene in mente un’altra donna, Maria sorella di Marta e Lazzaro, accovacciata ai piedi del Maestro ad ascoltarlo parlare, che si sente dire: “… di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10, 38-42). 
La Regina di Saba vedendo come Salomone seguiva il Dio d’Israele, riconobbe l’unicità di un Dio che amava il suo popolo ed esclamò poi a gran voce: “Sia benedetto il Signore tuo Dio, che si è compiaciuto di te e ti ha costituito, sul suo trono, re per il Signore Dio tuo. Poiché il tuo Dio ama Israele e intende renderlo stabile per sempre, ti  ha costituito suo re perché tu eserciti il diritto e la giustizia” (1 Re10, 8-9), restituendogli la consapevolezza di una responsabilità, di un compito ricevuto. Il tempo speso nel guardare insieme alle domande più profonde e cariche di mistero era stato per entrambi un tempo di grazia.
In fondo, se ci pensiamo, la vita è un po’ come questo viaggio, un cammino che vorremmo si concludesse nel riconoscimento della partecipazione di quel Dio al destino del suo popolo, un Dio sorprendente, presente, che si china come una madre sul proprio figlio, “... gli insegnai a camminare tenendolo per mano... con vincoli di amore” (Os11, 3). Un Dio che ci fa capire come intraprendere il viaggio sulla via della Sapienza renda lieto anche il nostro cuore inquieto e al termine, come per la Regina di Saba, per i Magi del Vangelo – prefigurati in questo viaggio – e per chiunque sappia alzare lo sguardo e mettersi in cammino, permette di trovare la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. Quel viaggio verso la verità farà dire un giorno a Gesù, interrogato da scribi e farisei: “La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall'estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c'è più di Salomone” (Matteo 12, 42). 
Paolina e Giuseppe (Famiglie del Movimento francescano fraternità familiari di Camposampiero)