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Sfide Pastorali 10

Proseguendo la lettura dei paragrafi successivi al 217, Papa Francesco descrive con parole chiare il rischio di un matrimonio senza crescita e basato sulle emozioni di “pancia”. Vale la pena inserire il passaggio intero: “Quando lo sguardo verso il coniuge è costantemente critico, questo indica che non si è assunto il matrimonio anche come un progetto da edificare insieme, con pazienza, comprensione, tolleranza e generosità. Questo fa sì che l’amore venga sostituito a poco a poco da uno sguardo inquisitore e implacabile, dal controllo dei meriti e dei diritti di ciascuno, dalle proteste, dalla competizione e dall’autodifesa. Così diventano incapaci di sostenersi l’un l’altro per la maturazione di entrambi e per la crescita dell’unione.” È importante, scrive il santo Padre, ricordare ai fidanzati e alle giovani coppie questo rischio e quindi far vedere loro fin da subito che  il matrimonio è come un cammino in salita, che non si è concluso il giorno delle nozze, anzi che è appena iniziato. 


È un cammino che non può essere libero dalle preoccupazioni o dagli affanni, ma che ha il grande dono di essere condiviso e portato avanti in due. Dono di quella grazia ricevuta il giorno delle nozze che, se è coltivata, si fa presente e sostiene sempre. Papa Francesco usa l’immagine poetica della danza per rappresentare il matrimonio: a volte vorticosa, a volte con ritmi più lenti, dove l’importante è che non si smetta mai di danzare insieme, di ricercare la bellezza e la complementarità dell’altro e con l’altro, con la forza della speranza che è quel lievito che “fa sempre guardare oltre le contraddizioni, i conflitti, le contingenze, … che fa sempre vedere oltre”. Speranza che fa crescere sempre più e che “ invita a vivere in pieno il presente, mettendo il cuore nella vita familiare, perché il modo migliore di preparare e consolidare il futuro è vivere bene il presente”.


Il cammino in salita di cui abbiamo scritto non deve spaventare: raggiungere la cima di una montagna non è mai una esperienza solo faticosa. Il vedere la bellezza della natura che ci circonda, il sentirsi insieme ad altri nel cammino rende la salita anche un ricordo che ci contiene, il cui gusto ci ritornerà in altri momenti. E ogni cammino inizia con piccole tappe, esattamente come il matrimonio. Scrive il papa: “…dall’impatto iniziale caratterizzato da un’attrazione marcatamente sensibile, si passa al bisogno dell’altro sentito come parte della propria vita. Da lì si passa al gusto della reciproca appartenenza, poi alla comprensione della vita intera come progetto di entrambi, alla capacità di porre la felicità dell’altro al di sopra delle proprie necessità, e alla gioia di vedere il proprio matrimonio come un bene per la società.”


Condizione necessaria per arrivare a questa meta è aprirsi con generosità al dono reciproco in un gioco continuo di “negoziazione”, di “reciproche offerte e rinunce” per esercitare e mantenere vivo continuamente l’amore reciproco .
Maria Silvia e Paolo Moro