In questo anno 2023 abbiamo visto molte coppie famose divorziare e, in una interessante intervista pubblicata su “Repubblica”
[1], il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet, riflettendo sulla spettacolarizzazione delle relazioni, soprattutto fra vip, che si riflettono, per emulazione, anche nella gente “comune” (ammesso che si possa chiamare “comune” ognuno di noi, unico nel suo genere 😊) scrive che in questo momento storico, dove “i sentimenti e le emozioni sono molto vilipesi, è un periodo di grande indifferenza”. L’amore “al tempo di oggi”, osserva, è presentato come una questione di moda o di immagine, non come un sentimento profondo che si misura nel tempo; è avvertito come un’emozione che deve essere immediata, come un messaggio o una notifica di lettura di whatsapp. Deve funzionare immediatamente e non deve dare problemi, perché bisogna viverlo immediatamente, in modo effimero, consumabile velocemente... “è l’amore ai tempi del fast food”.
Continuando la lettura del capitolo 6 di Amoris Laetitia siamo arrivati al paragrafo 221 e ci è subito balzata agli occhi la contemporaneità di queste notizie con la lettura meditata del paragrafo. Papa Francesco è ben coscio delle motivazioni principali delle rotture tra sposi e fra le tante ne elenca una che ci pare sottile: l’aspettativa troppo alta nei confronti del coniuge.
Scrive: “Quando si scopre la realtà, più limitata e problematica di quella che si aveva sognato, la soluzione non è pensare rapidamente e irresponsabilmente alla separazione...”, come sembra che il mondo dei “social” incoraggi, bensì: “assumere il matrimonio come un cammino di maturazione, in cui ognuno dei coniugi è uno strumento di Dio per far crescere l’altro.”
“Ogni matrimonio è una storia di salvezza”, ci spiega il Papa, perché accogliendoci vicendevolmente a partire dalle nostre fragilità (come abbiamo detto nella formula del matrimonio... “io accolgo te...”) e affrontando le difficoltà con quella creatività che è dono dello Spirito Santo che sempre ci accompagna se rimaniamo aperti alla sua azione, renderemo il nostro legame “una realtà sempre più solida e preziosa” all’interno della quale ognuno troverà lo spazio e il tempo di divenire sempre più uomo e sempre più donna. Ed è questa, suggerisce il Papa (come ha scritto anche ai fidanzati il giorno di San Valentino del 2014) la missione forse più grande dell’amore: “rendersi a vicenda più uomo e più donna. Far crescere è aiutare l’altro a modellarsi nella sua propria identità. Per questo l’amore è artigianale.”
Coltivare e rimanere, vicendevolmente, nella sincerità e nello stupore dell’altro, ci ricorda il primo incontro tra Adamo ed Eva, quando Adamo pronuncia, non a caso, le sue prime parole: “Ora sì, questa sì è carne della mia carne!”. E pensare che possiamo dirlo ogni volta che incontriamo il nostro coniuge... “Ora si! ...Questa sì! …”.
Papa Francesco chiude il paragrafo con una considerazione meravigliosa che non possiamo non scrivere: “anche nei momenti difficili l’altro torna a sorprendere e si aprono nuove porte per ritrovarsi, come se fosse la prima volta; e in ogni nuova tappa ritornano a “plasmarsi” l’un l’altro. L’amore fa sì che uno aspetti l’altro ed eserciti la pazienza propria dell’artigiano che è stata ereditata da Dio”.
[1] https://www.repubblica.it/moda-e-beauty/2023/10/05/news/coppie_che_scoppiano_crepet_-416802092/