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Sfide Pastorali 12

Continuiamo la lettura del capitolo 6 di Amoris Laetitia e, nei paragrafi successivi a quello commentato nella rubrica precedente, ci rendiamo conto che papa Francesco ha uno sguardo molto realistico sulla vita familiare. È per lui di importanza fondamentale la presenza di coppie di sposi “navigate, e cioè con una formazione data non solo da un eventuale studio o preparazione (cosa comunque altamente consigliata) ma anche da una esperienza formata dagli anni vissuti insieme. Il luogo di incontro tipico tra queste coppie e le giovani famiglie in divenire è la parrocchia, che diventa una aerea di “sosta” dove gli sposi freschi di nozze possono confrontarsi con persone e situazioni che li possono non solo stimolare ma anche aiutare a confrontarsi. 

L’accompagnamento consiste anche nel far conoscere il dono grande della comunità, della partecipazione ai sacramenti vissuti in una fede in ricerca, e come tale sempre in cammino, che possano aiutare i giovani sposi a prendersi dei momenti di confronto, lontani dai ritmi frenetici e iper-connessi del mondo odierno, che li stimolino al dialogo e alla riscoperta dell’altro. Il rischio, scrive Papa Francesco al 225 è che: “…quando si è spenta la novità del fidanzamento…quando non si sa che fare col tempo condiviso, uno o l’altro dei coniugi finirà col rifugiarsi nella tecnologia, inventerà altri impegni, cercherà altre braccia o scapperà da un’intimità scomoda.”
Certo, questo percorso di crescita non avviene dall’oggi al domani… è necessario un impegno da parte di entrambi ma anche una disponibilità degli operatori pastorali di cercare momenti, situazioni, confronti che mantengano vivo il rapporto. 
Un rapporto che deve passare, come sposi, anche attraverso quella intimità sessuale che ci rende, al contempo, ministri del nostro stesso sacramento.
Una intimità che non è legata però solo all’unione e all’unità sponsale ma che prevede il dono della vita. La generatività insita negli sposi è, al giorno d’oggi, oggetto di discussione e di riflessioni non solo da parte della Chiesa ma anche dal mondo civile. Viviamo un tempo di de-natalità che non è solo frutto di una società iper-consumistica o egocentrica (dove i figli sono talmente desiderati da diventare, allo stesso tempo, “oggetto” di culto e “caricati” di ogni massima aspettativa) ma anche un momento storico di grande incertezza. Gli sposi devono sapere che, come si legge al paragrafo 222: “…La scelta responsabile della genitorialità presuppone la formazione della coscienza, che è “il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità” (Gaudium et spes, 16). Quanto più gli sposi cercano di ascoltare nella loro coscienza Dio e i suoi comandamenti (cfr Rm 2,15), e si fanno accompagnare spiritualmente, tanto più la loro decisione sarà intimamente libera da un arbitrio soggettivo e dall’adeguamento ai modi di comportarsi del loro ambiente”.
La partecipazione ai corsi sui “Metodi Naturali”, oltre ad approfondire la conoscenza reciproca del proprio e dell’altrui corpo (non sono corsi riservati solo alle donne!!), può aiutare a decidere il momento adatto e favorevole per generare nuova vita, perché: “Va evidenziato sempre che i figli sono un meraviglioso dono di Dio, una gioia per i genitori e per la Chiesa. Attraverso di essi il Signore rinnova il mondo”.

Paolo Moro