La nostra lettura del capitolo 6 di Amoris Laetitia prosegue con il paragrafo 227 e seguenti. L’esortazione prende forma pratica, ancora una volta, prendendo in esame i Pastori di questo gregge che è la Chiesa. Lo fa con il consueto realismo invitando i presbiteri a spendersi, a proporre forme di partecipazione alla vita della comunità ma anche forme personali e pensate per le giovani coppie, per le famiglie.
Incoraggia a proporre momenti di ritiro personali, “in solitudine davanti a Dio, perché ognuno ha le sue croci segrete. Perché non raccontare a Dio ciò che turba il cuore, o chiedergli la forza per sanare le proprie ferite e implorare la luce di cui si ha bisogno per sostenere il proprio impegno?”.
Durante il covid abbiamo sperimentato la forza e la bellezza della Chiesa Domestica, ci siamo ritrovati fra noi membri della famiglia e abbiamo fatto delle celebrazioni intime, sentite e profonde come quella della lavanda dei piedi il Giovedì Santo.
Papa Francesco invita a non perdere il gusto di leggere la Parola, di farsi guidare e aiutare perché “La Parola di Dio non solo è una buona novella per la vita privata delle persone, ma anche un criterio di giudizio e una luce per il discernimento delle diverse sfide con cui si confrontano i coniugi e le famiglie.”
Nel paragrafo successivo il Santo Padre, giocando un po' anticipo, presenta una situazione che si sta verificando sempre più spesso e che interroga chi prepara i corsi di preparazione al matrimonio. Si riferisce infatti a quelle coppie dove uno dei futuri sposo non è battezzato, oppure “indifferente” alla fede: richiamando con forza la lettera ai Corinti di San Paolo Papa Francesco sottolinea la forza trasformante dell’amore di Dio, che agisce in modi “misteriosi, fino al punto che «il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente» (1 Cor 7,14).” (AL 228)
A seguire si esortano, ancora, i presbiteri e le comunità a fare del loro meglio per curare e assistere le famiglie, suggerendo strumenti concreti, in molti casi già attivi anche nel nostro territorio (cito per esempio, e non in ordine di importanza, il Centro della Famiglia, l’Ufficio di Pastorale Familiare, i vari movimenti e associazioni che si occupano della famiglia), o anche la presenza di una segreteria parrocchiale capace di accogliere ed indirizzare, di occuparsi facendo della famiglia un soggetto attivo e non un semplice oggetto.
E, soprattutto, dare un sostegno ai quei gruppi sposi che si occupano di servizio ma anche di missione, “di preghiera, di formazione o di mutuo aiuto. Questi gruppi offrono l’opportunità di dare, di vivere l’apertura della famiglia agli altri, di condividere la fede, ma al tempo stesso sono un mezzo per rafforzare i coniugi e farli crescere.” (AL 229)
Papa Francesco è consapevole che molte coppie, una volta sposate, spariscono dalla comunità ma tante volte, e lo sottolinea molto in questa Esortazione, “sprechiamo alcune occasioni in cui tornano a farsi presenti, dove potremmo riproporre loro in modo attraente l’ideale del matrimonio cristiano e avvicinarli a spazi di accompagnamento.”
Il battesimo del figlio, la prima comunione, alcune celebrazioni importanti sono momenti particolari in cui si può, si devono avvicinare tutte le persone presenti, senza proporre riunioni frequenti, perché il ritmo attuale della vita rende poco disponibili a tali proposte e “non possiamo ridurci a una pastorale di piccole élites. Oggi la pastorale familiare dev’essere essenzialmente missionaria, in uscita, in prossimità, piuttosto che ridursi ad essere una fabbrica di corsi ai quali pochi assistono.” (AL 230)