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Sfide Pastorali 18

Continuiamo la lettura degli ultimi paragrafi del capitolo 6 di Amoris Laetitia dove vengono affrontate le varie situazioni di crisi che possono accadere, o succedere, nelle famiglie e prima ancora nella coppia.

Per Papa Francesco è evidente che la crisi si debba affrontare, in prima persona innanzitutto e rimanendo presenti, senza scappare o rimanere in un silenzio. Sempre, sempre, scrive il Santo Padre, comunicare non solo la gioia ma anche il disagio, anche se può costare. Ecco che ritorna, ancora una volta, l’importanza del tempo del fidanzamento, inteso come tempo per imparare l’arte del dialogo: ma si è sempre in tempo per imparare, anche dopo 25 anni di matrimonio. 

Ma sarebbe sbagliato, continua il Papa, avvicinarsi alle persone in crisi solo per risolverle. Le persone, le comunità, hanno bisogno di un ascolto sincero, senza condizioni e senza giudizio “con uno sguardo che non ignori il loro carico di dolore e di angoscia” (AL 234).

Si susseguono poi esempi delle varie crisi che possono succedere nella coppia: alla nascita del primo figlio, con il progredire dell’età, per delle aspettative non realizzate, in situazioni economiche difficili… Molti, scrive Francesco, pensano che queste crisi segnino la fine del matrimonio, del sogno... Mi pare bello riportare integralmente il testo che risponde a questi dubbi: “In queste circostanze, alcuni hanno la maturità necessaria per scegliere nuovamente l’altro come compagno di strada, al di là dei limiti della relazione, e accettano con realismo che non possa soddisfare tutti i sogni accarezzati. Evitano di considerarsi gli unici martiri, apprezzano le piccole e limitate possibilità che offre loro la vita in famiglia e puntano a rafforzare il vincolo in una costruzione che richiederà tempo e sforzo. Perché in fondo riconoscono che ogni crisi è come un nuovo “sì” che rende possibile che l’amore rinasca rafforzato, trasfigurato, maturato, illuminato. A partire da una crisi si ha il coraggio di ricercare le radici profonde di quello che sta succedendo, di negoziare di nuovo gli accordi fondamentali, di trovare un nuovo equilibrio e di percorrere insieme una nuova tappa. Con questo atteggiamento di costante apertura si possono affrontare tante situazioni difficili! In ogni caso, riconoscendo che la riconciliazione è possibile, oggi scopriamo che «un ministero dedicato a coloro la cui relazione matrimoniale si è infranta appare particolarmente urgente»” (Al 238).

Ma la colpa non è mai solo da una parte, tutti noi abbiamo il dovere di prenderci cura di noi stessi, per noi e per l’altro. Infatti si legge: “Quando la relazione tra i coniugi non funziona bene, prima di prendere decisioni importanti, conviene assicurarsi che ognuno abbia fatto questo cammino di cura della propria storia. Ciò esige di riconoscere la necessità di guarire, di chiedere con insistenza la grazia di perdonare e di perdonarsi, di accettare aiuto, di cercare motivazioni positive e di ritornare a provare sempre di nuovo. Ciascuno dev’essere molto sincero con sé stesso per riconoscere che il suo modo di vivere l’amore ha queste immaturità. Per quanto possa sembrare evidente che tutta la colpa sia dell’altro, non è mai possibile superare una crisi aspettando che solo l’altro cambi. Occorre anche interrogarsi sulle cose che uno potrebbe personalmente maturare o sanare per favorire il superamento del conflitto”. (AL 240)

Paolo Moro