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Sfide Pastorali 19

Entriamo, in punta di piedi, negli ultimi paragrafi di questo intenso capitolo 6 di Amoris Laetitia che ci accompagna, ormai, da diverso tempo. 

Papa Francesco affronta tre macro temi che toccano in modo doloroso molte famiglie. Il primo tema è “Accompagnare dopo le rotture e i divorzi”, “Alcune situazioni complesse” (temi ripresi in modo approfondito nel capitolo 8) e “Quando la morte pianta il suo pungiglione”.

Ci sono, a nostro avviso, dei fraintendimenti notevoli sull’argomento separazioni e divorzi che il magistero ha sempre affrontato, almeno dal Concilio Vaticano II, in modo molto delicato a attento alle situazioni di ciascuna persona coinvolta. Ancora nel 1981 San Giovanni Paolo II non negava la possibilità della separazione, nei casi di grande ingiustizia, violenza o mancanza di rispetto diventata norma, cronica. A volte può essere necessaria e suggerita per evitare danni anche peggiori. Certo «deve essere considerata come estremo rimedio, dopo che ogni altro ragionevole tentativo si sia dimostrato vano». (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio).

Ma quello che più conta è la capacità del presbitero, e della intera comunità, non far sentire sole e abbandonate queste persone, come purtroppo è successo tante volte, e parliamo anche per esperienza personale. Il Santo Padre invoca una “Pastorale della Riconciliazione e della mediazione” e la nostra diocesi offre molte possibilità a queste persone che vivono il doloroso momento di una separazione, magari non voluta.

Anzi, scrive Papa Francesco: “Nello stesso tempo, «le persone divorziate ma non risposate, che spesso sono testimoni della fedeltà matrimoniale, vanno incoraggiate a trovare nell’Eucaristia il cibo che le sostenga nel loro stato. La comunità locale e i Pastori devono accompagnare queste persone con sollecitudine, soprattutto quando vi sono figli o è grave la loro situazione di povertà». (AL 242).

Si, conferma il Papa: se alla grave difficoltà personale di separazione si associa anche una grave situazione di povertà reale, le persone si sentono sconfitte, private di tutto ed esposti ad ogni rischio. La vicinanza a queste persone è quindi, secondo il Papa, antidoto a questo sentirsi sole e giudicate. Una comunità che si fa carico, non abbandona ma segue ed incoraggia le persone in difficoltà è l’immagine stessa del Buon Pastore, del samaritano. È l’immagine di quella Chiesa vissuta come ospedale da campo.

Paolo Moro