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Sfide Pastorali 2

Il primo paragrafo del sesto capitolo compie una analisi sincera della situazione attuale che sta vivendo la Chiesa e la famiglia in questo periodo storico. 
I padri sinodali e Papa Francesco hanno deciso di mettersi in gioco, e la domanda che ci pongono è semplice ma non banale: come annunciare il Vangelo al giorno d’oggi?
La prima risposta nasce proprio dalla risorsa che è la presenza delle famiglie nella Chiesa. Attraverso di loro può passare quella testimonianza, quella gioia di credere che era dei primi Cristiani, quando si trovavano in piccoli gruppi nelle case: le prime chiese domestiche.


Il Vangelo vissuto e incarnato dalle famiglie, con le famiglie, riempie il cuore e la vita intera, scrive Papa Francesco, perché in Cristo siamo “Liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore e dall’isolamento” (EG 1).
Facendo una reale autocritica, il Santo Padre non fa fatica ad ammettere che una Chiesa che si limita a predicare alle famiglie è, in sé, una contraddizione. Noi famiglie e sposi non abbiamo bisogno di prediche, abbiamo bisogno di essere accompagnate, guidate da una Chiesa che ci motivi, ci incoraggi nelle nostre scelte e che ci aiuti a riscoprire la bellezza della nostra chiamata e della missione che abbiamo ricevuto. Proprio per questo il Papa sogna la trasformazione di una Chiesa solo predicante in una Chiesa che si fa accanto, che accompagna, che valorizza.
Anche se questo non significa rinunciare alla denuncia delle ingiustizie e delle incongruenze umane, anzi: incoraggia a sostenere, e stare vicino a quei cristiani impegnati in politica, nel sociale, nel lavoro.
Francesco e i Padri Sinodali sono consapevoli della formazione troppo dottrinaria e teorica nei seminari e auspicano una formazione più ampia per i presbiteri, che comprenda un percorso condiviso con gli sposi e con le famiglie perché possano camminare insieme e sostenersi reciprocamente. Una formazione interdisciplinare, che li accompagni in un cammino di verità prima su sé stessi, per potersi immergere poi nei problemi reali della vita quotidiana della gente.
Questo stare insieme è già una realtà: se ci pensiamo bene le parrocchie sono famiglie di famiglie, dove ad ogni famiglia e ad ogni persona che chiede di essere accompagnata e curata, presbiteri e sposi possono rispondere con piena corresponsabilità con tutte le risorse spirituali e umane che derivano a loro da una possibile comune formazione.
Parroci e sposi dovrebbero cooperare per il bene della comunità (vedi CCC 1543) in quanto vocazioni complementari e indispensabili l’uno all’altro nel lavoro di evangelizzazione e nel sostegno reciproco.


Papa Francesco, dunque, vuole aiutare noi sposi e famiglie a riscoprirci soggetti di pastorale, parte corresponsabile ed essenziale, per la nostra specificità, del cammino di crescita di una Chiesa che è Madre di tutti e da tutti è edificata.
Maria Silvia e Paolo Moro