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Sfide Pastorali 4

Papa Francesco più volte, anche in alcuni suoi discorsi, ha sottolineato quanto sarebbe importante, per un rinnovo della pastorale, che sposi e sacerdoti si formassero alla mutua conoscenza e potessero contemplare e meditare insieme il proprio e l’altrui sacramento. 


Come già accennato, Papa Francesco, al n. 203, ha sollecitato verso un cammino condiviso. Vedendo anzitutto necessario che i sacerdoti si formino sul tema della famiglia e del matrimonio, ma anche che si formino alla scuola della famiglia e degli sposi, augurando la possibilità di una formazione congiunta e anche di un intervento degli sposi stessi nella loro formazione seminariale. Solo così il sacerdote, a partire dalla sua esperienza, può parlare alla famiglia e illuminare le coppie accompagnandole a scoprire la loro vocazione e il mistero che c’è in loro. 
Josè Granados scrive: “la formazione su matrimonio e famiglia per un sacerdote, importante per comprendere il suo essere sacerdote, aiuta anche a capire la sua missione con le famiglie. Queste due dimensioni (l’essere familiare del sacerdote stesso, il suo aiuto alle famiglie) sono inseparabili: solo se il sacerdote ha a che fare nel suo centro con la vita familiare, solo così può anche portare una luce per la famiglia, una luce che venga dal di dentro del suo vissuto sacerdotale […] se egli è anche homo familiaris, porterà in sé per altri il fuoco vivo dell’esperienza familiare”. 
D’altra parte, però, continua dicendo che è importante anche che la Chiesa si impegni maggiormente e con più cura nella formazione e nell’accompagnamento dei fidanzati e degli sposi. Nella premessa al recente documento per l’accompagnamento dei fidanzati alla vita matrimoniale del Dicastero per i laici la Famiglia e la Vita,  Papa Francesco parla della “necessità di un nuovo catecumenato in preparazione al matrimonio”, avvertendo l’importanza che la Chiesa, come una Madre che si prende cura di tutti i suoi figli alla stessa maniera, come “dedica molto tempo […] alla preparazione dei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa” deve, per “un dovere di giustizia” accompagnare in modo adeguato i fidanzati pensando a percorsi ispirati al catecumenato pre-battesimale per renderli capaci di un discernimento profondo sulla propria chiamata vocazionale. 
Per questo è importante che tutta la comunità cristiana si impegni ad accompagnare i nubendi al matrimonio, trasmettendo loro, anche con la testimonianza delle stesse famiglie, il valore delle virtù per la crescita dell’amore. “Tra esse la castità risulta condizione preziosa per la crescita genuina dell’amore interpersonale”. La castità, ha scritto il Papa nella prefazione agli “itinerari catecumenali per la vita matrimoniale” è virtù che “insegna i tempi e i modi dell’amore vero, delicato e generoso, e prepara all’autentico dono di sé da vivere poi per tutta la vita nel matrimonio”.
Ogni comunità può trovare forme proprie per trasmettere ai nubendi, “insieme ad un rinnovato annuncio del kerigma, quei contenuti che …li aiutino a ad impegnarsi in un percorso di tutta la vita”, in modo attraente e cordiale.
È importante, dice il Papa, che riconoscere “coloro che si sposano sono per la comunità cristiana una preziosa risorsa perché, impegnandosi con sincerità a crescere nell’amore e nel dono vicendevole, possono contribuire a rinnovare il tessuto stesso di tutto il corpo ecclesiale: la particolare amicizia che essi vivono può diventare contagiosa, e far crescere nell’amicizia e nella fraternità la comunità cristiana di cui sono parte” (AL 207).


Maria Silvia e Paolo Moro