Dal paragrafo 217 in poi il Santo Padre inizia ad esporre, con la sua consueta lucidità, i rischi che una coppia di novelli sposi incontra nel loro cammino se non sono accompagnati dalla comunità e da una costante crescita personale. L’amore umano prima o poi finisce e nella vita della giovane coppia si fanno breccia fragilità e incomprensioni che spesso allontano. Anche l’attrazione fisica può cedere il passo alla stanchezza, alle difficoltà nel trovare un tempo comune di re-incontro. E proprio per questo motivo è necessario, scrive il Papa che: “si rende indispensabile accompagnare gli sposi nei primi anni di vita matrimoniale per arricchire e approfondire la decisione consapevole e libera di appartenersi e di amarsi sino alla fine”. È necessario che i giovani sposi completino quel percorso di crescita fatto durante il fidanzamento e molte volte affrettato per innumerevoli ragioni. In tanti sposi, anche già “navigati” c’è la convinzione che il matrimonio concluda una fase della vita e poi possa “stagnare”.
In realtà, scrive Papa Francesco, gli sposi, proprio grazie al sacramento del matrimonio diventano dei protagonisti, gli interpreti principali della loro vita e co-creatori di un progetto che, necessariamente, va portato avanti insieme, guardando verso il futuro non come una sconfitta o rassegnazione possibile ma come un dono di grazia. Purtroppo tra molti sposi c’è una reciproca pretesa che l’altro sia perfetto, inquinando così la fiducia reciproca: quando le attese verso l’altro sono quasi irreali, frutto di una costante critica che manifesta insoddisfazione è facile che il matrimonio, lontano da essere fonte reciproca di riposo e sostentamento, diventi un vero tormento. Ecco l’importanza di non lasciare da sole le giovani coppie ma di proporre, sempre, un percorso, magari all’inizio facilitato alla reciproca conoscenza, di cammino tra loro e nella comunità.