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Siamo corpi in relazione

“Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive che sgorgano dal Libano” Ct 4,15
Testo Ct 4, 1-16

Il capitolo si apre con il canto estasiato dell’amato, nei suoi occhi penetra la bellezza di lei che si lascia guardare. Non è uno sguardo frugale, bensì un guardare contemplante, uno scrutare tra le parti del corpo di lei, elencate via via, per cogliere fino in fondo il dono grande del Creatore, una sorpresa che sorprende è lei, un regalo di Dio che in esso si fa “Presente”. Questo dono è tutto per lui ed è tutto per lei, entrambi “giardino” l’un per l’altra, giardino che attira per la sua bellezza, attira per i suoi odori e fragranze, preludio di gioia e felicità, giardino da vivere e curare. 

Nei primi sette versetti di questo capitolo sono presentate altrettante sette parti del corpo di lei che vengono contemplate. Ricordiamo che il numero sette nel linguaggio biblico indica la pienezza. L’amata sposa è per lui pienamente bella, come recita il versetto 7: “Tutta bella sei tu, amata mia, in te non vi è difetto” Ct 4,7. A lui piace guardare il corpo di lei, trova gioia e piacere nel gustare la sua bellezza che porta al desiderio di felicità. Lei si mostra senza pudore e accetta che gli occhi dell’amato la accarezzino pian piano, perché la sua felicità comincia dal bisogno di sentirsi desiderata, tutto questo è dono di Dio. Questo cogliere nell’altro la pienezza del dono ci riporta alla verità di quella Parola di Dio che al “principio” fu da Lui pronunciata: “Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”, Gn 2, 18. È proprio perché il coniuge è il presente che allontana la solitudine, (che è sinonimo di morte), che l’uomo accoglie l’amata e viceversa, in tutta la sua pienezza, in tutta la sua realtà umana, anche quella che rappresenta i suoi difetti che però diventano secondari, quasi invisibili. Un matrimonio forte si realizza dove i coniugi mettono in comune e a servizio dell’altro i propri punti di forza per aiutarsi nelle reciproche debolezze. Esse non vengono cancellate ma si riducono davanti al dono che è l’altro/a e al bene che porta alla propria vita. L’amore vero non si esprime nell’impegno di cambiare l’altro a nostro piacimento, piuttosto l’impegno quotidiano di ognuno potrà essere fondato su una domanda chiave: “Ci sono cose, aspetti del mio carattere, che potrei mitigare, o meglio, cambiare per il bene della nostra relazione d’amore?” 

“Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua
e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano”. Ct 4,11. 
La nostra corporeità non è mai, come invece generalmente si pensa, separata dalla nostra spiritualità né dalla nostra anima, le dimensioni di corpo, spirito, anima sono un tutt’uno tra loro, formano il nostro essere persona. Non esiste esperienza spirituale che non si esprima per mezzo del corpo. Il corpo è invaso da sensazioni che lo attraversano, lo abitano. Nel testo si fa più volte riferimento ai sensi: gusto, vista, odorato, udito, tatto. L’amore infatti è una esperienza globale che mette in moto tutti i nostri sensi. La relazione d’amore è costituita in modo meraviglioso e armonico dallo scambio tra i due nella percezione multiforme dell’altro. L’altro lo si vede, e lo si vede per quello che è, sentiamo la sua voce, si ascoltano le sue parole che ci accarezzano l’anima e riempiono il nostro cuore di rassicurazione e serenità, tocchiamo il suo corpo, gustiamo il suo sapore, attraverso questo sentire, l’amore ci accompagna a provare sensazioni che non sono solo fisiche, ma hanno una valenza più profonda, spirituale, mediante l’Amore. Infatti il nostro sentire il coniuge va oltre a quello che è la sua persona, impariamo ad amarlo/a anche vedendo quello che può diventare, sentiamo anche i suoi silenzi che a volte parlano più delle parole, riuscendo a percepire la sua gioia o il suo star male, riconosciamo tutti i segnali non verbali che l’altro esprime, non è forse segno di una profondità vissuta nell’unione profonda tra noi che ci lega in eterno? Gli sposi sono “strumenti” sensibili grazie ai quali Dio si esprime profondamente. Sono due libertà che nella libertà decidono di amarsi da Dio e nel loro amore lo rendono presente perché Dio è Amore. Nel nostro bacio che ci scambiamo è Dio che ci bacia, nel nostro accarezzarci è sempre Dio che ci accarezza, nel caffè che per amore, non per forza, portiamo a letto al nostro coniuge è Dio che ci serve con amore, ogni nostro gesto di servizio amoroso rende presente e visibile Dio che ci ama e vuole dircelo ogni giorno.
 
Per l’ascolto e la preghiera in coppia:

Trovate del tempo per voi, datevi un appuntamento. Un luogo sufficientemente tranquillo della casa, che permetta di sostare dalla routine quotidiana, per poter gustare la gratuità del dono reciproco. Potete farvi aiutare anche da una immagine, un’icona, oppure la bibbia aperta o il crocifisso, accanto ad un segno di luce come un cero o candela.  Dopo avervi fatto il segno di croce, e aver ascoltato il brano assieme, rileggete con calma il testo personalmente, 15/20 minuti.

Poi potrete chiedervi: Quale parola o frase ha attirato la mia attenzione? Cosa potrebbe dire alla mia vita questa Parola? Quale messaggio mi sembra emerga per noi due e il nostro amore? Rivolgete al termine, una preghiera al Signore che parta dalle vostre riflessioni appena scambiate. Al termine tracciate il segno di croce sulla fronte del vostro coniuge.

Lorella e Bruno Nardin