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Spiritualità della comunione soprannaturale

Dopo aver presentato alcune linee portanti della spiritualità coniugale e familiare in AL, tenteremo di approfondirne la fisionomia, come emerge dal capitolo 9 di AL, in cui si trova declinata in quattro caratteristiche fondamentali. 
Il capitolo 9 sulla spiritualità coniugale e familiare si apre (313) parlando della carità, cioè dell’amore di Dio che lo Spirito ha «riversato nei nostri cuori» (Rm 5,5). La vita spirituale è infatti il percorso di scoperta e accoglienza della vita divina in noi per entrare in dialogo, personalmente e in modo sempre più preciso, con i moti dello Spirito Santo che, con potenza e delicatezza, cerca di attrarci a Dio, ai suoi sentimenti e ai suoi pensieri.
Grazie alla creatività dello Spirito Santo, «la carità assume diverse sfumature, a seconda dello stato di vita a cui ciascuno è stato chiamato». Nel caso dello stato coniugale, la specifica spiritualità «si sviluppa nel dinamismo delle relazioni della vita familiare». 
È vero che ogni relazione è potenzialmente luogo di rivelazione dell’amore di Dio, in virtù «della inabitazione di Dio nel cuore della persona che vive nella sua grazia», ma «oggi possiamo dire anche che la Trinità è presente nel tempio della comunione matrimoniale (…) e vive intimamente nell’amore coniugale che le dà gloria» (314). 
Per questo la spiritualità coniugale pone gli sposi in attenzione alla Trinità che, essendo comunione di amore pienamente realizzata e circolante, si rivela loro con i suoi riflessi dentro il concreto e fragile amore che essi vanno continuamente riconoscendo, credendo e accogliendo l’uno dall’altro. Dio dunque non va cercato individualmente, fuori dai legami, come in un fantomatico spazio neutro che esiste solo nella mente. Dio va invece cercato nello spazio in cui egli stesso ci ha condotto attraverso la vocazione che ci ha fatto intuire, perché è in quella precisa forma che si vuole offrire a noi come amore: «in questa varietà di doni e di incontri che fanno maturare la comunione, Dio ha la propria dimora». Lo spazio in cui Dio ha condotto gli sposi è il “vincolo”, l’unione indissolubile delle proprie vite, e in quel vincolo Dio si offre agli sposi come Colui che è incondizionatamente fedele, nel senso che in Cristo si offre perché essi possano recuperare la possibilità di amare e amarsi come lui ci ha amato.
Dunque, secondo papa Francesco «la spiritualità matrimoniale è una spiritualità del vincolo abitato dall’amore divino» (315).
Se Dio si è fatto così vicino all’uomo da abitare nell’amore degli sposi, allora «una comunione familiare vissuta bene è un vero cammino (…) di crescita mistica, un mezzo per l’unione con Dio». Più i due si lasciano progressivamente coinvolgere con tutta la propria persona nell’amore che hanno scoperto e accolto; più si lasciano trasformare e convertire dalle sue esigenze concrete e quotidiane, più si ritrovano coinvolti nella vita di Dio e avvertono che i loro desideri e pensieri si trasformando via via secondo i desideri e i pensieri di Dio. Si tratta di un unico movimento di amore che unisce contemporaneamente i due tra loro e a Dio, infatti: «i bisogni fraterni e comunitari della vita familiare sono un’occasione per aprire sempre più il cuore, e questo rende possibile un incontro con il Signore sempre più pieno». La famiglia, nella concretezza delle sue relazioni, dei suoi luoghi e tempi, «è un percorso che il Signore utilizza per portare [ciascuno] ai vertici dell’unione mistica» (316).
Don Tiziano Rossetto