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Uniti in preghiera alla luce della Pasqua

Proseguiamo l’ascolto e l’approfondimento del capitolo 9 di Amoris Laetitia sostando sul n. 317.
Il dinamismo vitale che chiamiamo ‘vita spirituale’, originato e animato interiormente dallo Spirito Santo, è un movimento che tende ad unificare la persona attorno al nucleo che è il legame con la vita di Cristo risorto a noi offerta nel battesimo, che ci introduce alla comunione con Dio Padre e rendendoci figli e fratelli.
Questa visione viene espressa, in riferimento alla famiglia, al n. 317: «Se la famiglia riesce a concentrarsi in Cristo, Egli unifica e illumina tutta la vita familiare». Il termine ‘concentrazione’ in Cristo non riguarda primariamente i pensieri, ma è un altro modo di dire che Cristo diventa, via via, il centro della vita di una famiglia. L’unificazione è il contrario della dispersione a cui è esposta, soprattutto in tempi di crisi, la famiglia. Notiamo poi che il protagonista dell’unificazione attorno al nucleo vitale e generativo dell’amore coniugale e familiare, è Gesù: «Egli unifica …». 
Il testo mostra, poi, in che cosa consista l’unificazione in Cristo e lo fa utilizzando i termini della comunione e della partecipazione, ad indicare una realtà che non è statica, ma dinamica. Entrambi i termini fanno infatti riferimento alla possibilità, offertaci per Grazia, di essere coinvolti in diversi modi nell’esperienza vissuta da Gesù, in particolare nella sua Pasqua di passione, morte e resurrezione: «I dolori e i problemi si sperimentano in comunione con la Croce del Signore»; si parla inoltre di «abbraccio con Lui» e di «unione con Gesù abbandonato». Per ogni forma di partecipazione vengono indicati i frutti pasquali: «permette di sopportare i momenti peggiori ... i giorni amari della famiglia»; «può evitare una rottura». L’efficacia pasquale si può intuire nel fatto che «le famiglie raggiungono a poco a poco, con la grazia dello Spirito Santo, la loro santità attraverso la vita matrimoniale, anche partecipando al mistero della croce di Cristo, che trasforma le difficoltà e le sofferenze in offerta d’amore».  
Non c’è prima la partecipazione ‘individuale’ al mistero di Cristo, quasi fosse il frutto dell’impegno del singolo, e poi l’applicazione alle difficoltà della vita familiare, come si applica un’idea o un proposito.
Piuttosto, è vivendo seriamente la concretezza delle fatiche e delle gioie coniugali e familiari, che gli sposi entrano, nel modo tipicamente coniugale, nel mistero di morte e resurrezione di Cristo e ne sperimentano insieme l’efficacia, constatando una crescita nella gioia di offrirsi reciprocamente. 
Il testo indica altre esperienze di partecipazione ai frutti della Pasqua di Cristo: «i momenti di gioia, il riposo o la festa, e anche la sessualità, si sperimentano come una partecipazione alla vita piena della sua Risurrezione». Presentando la sessualità coniugale come uno dei luoghi di partecipazione alla vita piena del Risorto il papa ne mostra l’intrinseca valenza spirituale.
La frase che conclude il n. 317 è tratta dal documento Vita consecrata di Giovanni Paolo II e originariamente era riferita alla vita della comunità religiosa e alla comunione fraterna: «la comunione fraterna, prima d'essere strumento per una determinata missione, è spazio teologale in cui si può sperimentare la presenza mistica del Signore risorto» (VC 42). Papa Francesco la applica alla famiglia [testo in corsivo] e in questo modo ribadisce che la comunità familiare è autentica esperienza di Chiesa, cioè di comunione di battezzati nei cui rapporti si rende presente e incontrabile Gesù risorto. 
Don Tiziano Rossetto