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Vivere l’alleanza nella Chiesa domestica

Continuiamo a sostare sul capitolo 9 di Amoris Laetitia dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, e approfondiamo in particolare il n. 318.
Il n. 317 aveva presentato la vita coniugale e familiare, nelle sue diverse e concrete vicende, come partecipazione al mistero della passione e morte di Cristo e alla vita piena della sua resurrezione. La fede che giorno per giorno si sviluppa in famiglia rende, via via, più capaci di riconoscere il valore e la portata pasquale dell’esperienza quotidiana, attraversata per grazia dalla potenza della resurrezione che si manifesta pienamente nell’amore.
In continuità, il n. 318 presenta la preghiera in famiglia come «un mezzo privilegiato per esprimere e rafforzare questa fede pasquale»; essa consente infatti di vedere la vita con gli occhi di Gesù risorto, come è accaduto ai due discepoli di Emmaus. 
Il testo parla della preghiera con il linguaggio tipico delle relazioni – «stare uniti davanti al Signore»; «chiedergli aiuto per amare» – e con i toni della confidenza con cui chiedere aiuto e ringraziare, sostenuti anche dalla pietà popolare.
Notiamo che la preghiera in famiglia è strettamente connessa con «il cammino comunitario di preghiera» che «raggiunge il suo culmine nella partecipazione comune all’Eucarestia».
La preghiera in famiglia senza riferimento alla vita della comunità rischia di chiudere i suoi membri nelle proprie visioni e va a perdere la sua forza rinnovatrice. Ma la preghiera comunitaria senza l’esperienza della preghiera in famiglia rischia di diventare formale, poco incisiva e meno capace di nutrire la vita del corpo ecclesiale. 
AL esprime la strettissima unità e la reciproca fecondità delle due dimensioni della preghiera, familiare e comunitaria come espressioni della medesima ‘alleanza’: nella cena eucaristica «gli sposi possono sempre sigillare l’alleanza pasquale che li ha uniti e che riflette l’Alleanza che Dio ha sigillato con l’umanità sulla Croce». In questo modo la vita coniugale e familiare prende sempre più la forma dell’alleanza nell’amore a immagine dell’amore di Cristo: «Il nutrimento dell’Eucaristia è forza e stimolo per vivere ogni giorno l’alleanza matrimoniale come Chiesa domestica». 
Il rapporto Chiesa-sposi, tuttavia, può essere letto anche da un altro versante: «gli sposi sono come consacrati e, mediante una grazia propria, edificano il Corpo di Cristo e costituiscono una Chiesa domestica, così che la Chiesa, per comprendere pienamente il suo mistero, guarda alla famiglia cristiana, che lo manifesta in modo genuino» (AL 67). La famiglia, dunque, per conoscere se stessa deve comprendersi nel contesto dell’Alleanza Pasquale di cui la Chiesa è segno vivo, e la Chiesa, per comprendere se stessa, deve guardare alla famiglia che ne riflette il mistero di comunione intima.
Ne abbiamo conferma se consideriamo che nella famiglia, «che si potrebbe chiamare Chiesa domestica (LG 11), matura la prima esperienza ecclesiale della comunione tra persone, in cui si riflette, per grazia, il mistero della Santa Trinità» (AL 86).
Le concretissime relazioni tra sposi, tra genitori e figli e tra fratelli hanno valore spirituale perché, vivendole pur con tutti i limiti, ciascuno può conoscere il gusto, la bellezza e la fatica della comunione, ed averne come un significativo anticipo.
AL sottolinea che «la Parola di Dio è fonte di vita e spiritualità per la famiglia» e raccomanda ai «membri della Chiesa domestica la lettura orante e ecclesiale della Sacra Scrittura», per acquisire «un criterio di giudizio e una luce per il discernimento delle diverse sfide con cui si confrontano i coniugi e le famiglie» (AL 227).
Don Tiziano Rossetto